«Il bambino che suona la tromba è un’immagine che celebra il bellissimo futuro dell’Africa». Il fotografo nigeriano Daniel Obasi commenta così un dettaglio di The Wonder, una delle vere e proprie opere d’arte che compongono il calendario Lavazza 2024, progetto corale guidato dal tema More Than Us.
Oltre gli scatti di Obasi, infatti, ci sono anche le immagini catturate da altri due artisti africani, la keniota Thandiwe Muriu e il sudafricano Aart Verrips: fotografie che rappresentano scene comunitarie di un’Africa lontana dagli stereotipi, sorprendente, piena di vita ed energia.
«Da soli si va veloce, ma insieme si arriva lontano» è il proverbio africano citato da Francesca Lavazza, Board Member del Gruppo Lavazza, durante la conferenza stampa di presentazione del calendario al Base di Milano.
More Than Us è dunque un invito alla collaborazione e alla cooperazione, che arriva in occasione del XX anniversario della Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza Onlus, promotrice di progetti di sviluppo sostenibile anche in Africa, terra di origine del chicco di caffè.
E c’è proprio un chicco di caffè gigante al centro di The Ant Phenomenon, altra fotografia del nigeriano Obasi: «L’abbiamo scattata a Calabar, una città nell’est della Nigeria famosa per il suo carnevale», racconta l’artista: «Come per tutte le altre foto, abbiamo lavorato con artigiani locali sia per costruire il chicco di caffè alto oltre 4 metri fatto di legno, che la foglia enorme, tutto realizzato in meno di 48 ore con un clima pessimo, temperature variabili, pioggia e zanzare. Non c’è niente di post-prodotto, è stata una sfida dalla quale tutti abbiamo imparato qualcosa di nuovo».
Un’immagine ispirata alle formiche, spiega Obasi, «che camminano, lavorano, esplorano insieme perché nel loro mondo non c’è spazio per l’ego».
E se nella foto citata in apertura, The Wonder, Daniel Obasi ha ritratto un gruppo di bambini che costruiscono un grande cavallo giocattolo con cui cavalcare metaforicamente il futuro, in I Saw You There l’artista nigeriano ha fotografato infermiere e medici della Fondazione Panzi del premio Nobel Denis Mukwege, realtà con cui Lavazza collabora per aiutare le donne della Repubblica Democratica del Congo: «Ho trovato il modo di raccontare una storia complicata in modo semplice e poetico», commenta orgoglioso Obasi.
Il dottor Denis Mukwege, che non è potuto essere presente al lancio del calendario Lavazza perché in corsa per la presidenza del Congo, è uno degli ambassador del progetto More Than Us, insieme alla modella, autrice e attrice somala Waris Dirie e l’attivista sudafricana Zulaikha Patel. Durante la conferenza di presentazione al Base di Milano, entrambe hanno ribadito il proprio impegno in prima linea per i diritti di emancipazione delle donne africane e contro il razzismo.
Responsabilità, sostenibilità, innovazione e ispirazione sono le quattro colonne portanti del calendario Lavazza 2024 More Than Us. «La collaborazione», ricorda Mario Calabresi introducendo la conferenza stampa, «è il 17esimo punto del programma dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile perché senza partnership non è possibile raggiungere i 16 obiettivi precedenti».
E se c’è l’ascolto del prossimo alla base del rispetto reciproco, vale davvero la pena ascoltare la serie di podcast realizzati da Chora Media, di cui Calabresi è CEO ed editor in Chief, che racconta More Than Us attraverso la voce dei protagonisti del calendario, i fotografi Thandiwe Muriu, Aart Verrips e Daniel Obasi.
«Più che un calendario è un progetto integrato», spiega Michele Mariani, executive creative director del gruppo Armando Testa che segue la direzione creativa del calendario fin dal suo esordio: «Guardiamo il mondo con occhi speciali e voci diverse costituiscono un’unica voce: nessuno è così intelligente come tutti noi messi insieme».
«Attraverso l’energia dell’Africa, culla del caffè, vogliamo ribadire i valori costituenti della nostra Fondazione e celebrare questo intreccio di mani, talenti, storie ed esperienze», dice Francesca Lavazza, Board Member del Gruppo Lavazza: «Più voci che cantano all’unisono. Perché in famiglia, così come in azienda, sappiamo bene che ognuno conta, ma ancora più importante, abbiamo imparato a contare sempre gli uni sugli altri».
La parola “unione” torna frequentemente nei discorsi del fotografo Obasi, artista poliedrico che ha lavorato al fianco di una combattente pop come Beyoncé per il docu-film Black is King e pubblicato un libro intitolato Beautiful Resistance: «Stare insieme è importante ed è per questo che nelle mie foto per questo calendario ci sono tante persone vestite uguali o in modo simile che si muovono unite: un problema può essere troppo grande da risolvere per un singolo individuo, per cambiare le cose c’è bisogno di tutti quanti noi uniti».
E c’è un’altra parola che caratterizza tutta l’opera di Obasi: afro-futurisimo. «Sono cresciuto guardando Guerre stellari, lavorando su passato e presente rivolti al futuro provo a costruire un nuovo mondo, sognante, dove ognuno può raccontare la propria storia come meglio crede. Ed è questa la mia idea di beautiful resistance: le battaglie per i diritti delle donne, delle minoranze, per l’ambiente e per il futuro dei bambini, diventano battaglie globali. E così il mondo sarà un posto migliore». È l’immagine di un bellissimo futuro, per l’Africa e per tutti quanti noi.