Gli ultimi dati rilasciati da Pornhub lo testimoniano in maniera netta: come era facilmente prevedibile, l’isolamento a cui si stiamo sottoponendo per combattere il contagio da COVID-19 sta vertiginosamente aumentando gli accessi giornalieri ai siti porno in tutto il mondo. In Italia ad esempio grazie anche all’offerta gratuita del servizio Premium, gli accessi sono aumentati del 57 percento subito dopo il lockdown.
Ma il coronavirus non sta influenzando soltanto la quantità del porno che guardiamo: ha un influsso – questa volta inaspettato – anche sulle categorie di porno che guardiamo. La nuova epidemia ha infatti lanciato un nuovo genere, che ancora non ha un nome preciso, ma che potremmo definire “corona-porn”. Video a tema coronavirus, insomma.
Dando una rapida occhiata ai maggiori aggregatori di video—come appunto Pornhub, Xvideos, Xnxx, XHamster, eccetera—e digitando le parole-chiave “coronavirus” o “covid-19”, se ne trovano a migliaia. Anche se in realtà è difficile descriverne con precisione la natura, visto che ne esistono svariate declinazioni.
La prima è quella “narrativa”, che segue l’impianto di un normale video porno creato da una casa di produzione: sono delle vere e proprie storie, con attori professionisti, e il coronavirus non è altro che la scusa di partenza per il coito. Un contagiato, o una contagiata, sono costretti in un letto di ospedale, e in qualche modo la “cura” suggerita da medici e infermieri si trasforma presto in una carrellata di fellatio, cunnilingus e penetrazioni. Altre storie hanno a che fare con l’ambientazione e l’atmosfera collaterale del periodo che stiamo vivendo: ragazze che dopo una settimana di quarantena non sanno come ovviare al bisogno di sesso, e quindi concupiscono il ragazzo delle consegne; evasi dalla quarantena che vengono fermati senza permesso da vigilesse che li lasciano andare solo dopo aver pagato una “multa” sessuale; inquilini che non sanno come pagare l’affitto al padrone di casa vista la difficile situazione economica creata dal virus, e si offrono di farlo con un rapporto sessuale; una squadra di dottoresse coperte da tute protettive si catapulta a casa di un potenziale ammalato per valutarne i sintomi, e la visita si trasforma in una grande orgia (in cui parte dell’azione sta nel trovare dei pertugi per fare sesso nonostante le protezioni), ecc ecc.
Un’altra tipologia, invece, è quella che potremmo catalogare sotto l’etichetta di “feticismo della mascherine”. Si tratta di video senza alcuna ambientazione o contesto, semplici scene di sesso, ma in cui entrambi gli attori portano mascherine e guanti usa e getta. Ce ne sono sia professionali, che amatoriali. Sono i più semplici e strani da guardare, perché apparentemente non hanno alcun motivo di esistere (perché la mascherina di punto in bianco è diventato un oggetto da sessualizzare?) ma sono anche fra i video con il maggior numero di visualizzazioni.
Infine ci sono gli amatoriali, anche questi in svariate declinazioni. Ci sono le coppie che si riprendono mentre fanno sesso all’aperto, approfittando degli spazi pubblici vuoti per via delle quarantene, coppie in auto-isolamento che semplicemente condividono la loro vita sessuale casalinga e anche video in cui persone in isolamento si masturbano davanti alla videocamera (spesso, anche qui, portando una mascherina).
È complesso riuscire a capire per quale motivo, in una situazione del genere, vogliamo avere a che fare con il virus anche quando ci masturbiamo. Ma a quanto pare per molte persone è così, visto che molti di questi contenuti hanno milioni di visualizzazioni. Le ipotesi razionali, da questo punto di vista, sembrano essere fondamentalmente due.
La prima ha a che fare direttamente con il tessuto stesso del porno contemporaneo, che negli ultimi anni ha visto un incremento vertiginoso del porno amatoriale e una richiesta di realismo sempre maggiore nei contenuti. Sono le statistiche di Pornhub del 2019, anche in questo caso, a dimostrarlo: l’ultimo decennio è stato quello in cui il porno ha cominciato a contaminarsi maggiormente con la vita reale. Quindi inserire il coronavirus nella gestalt del porno non è altro che un modo di alimentare questo “realismo”: in questo momento il virus tocca ogni aspetto della nostra vita, anche quello sessuale, e quindi ne troviamo traccia anche nei video che vogliamo vedere.
La seconda, invece, è forse più psicologica. Da sempre il sesso è una forma di sublimazione della paura e delle ansie: le nostre fantasie spesso rappresentano una specie di scarico idraulico di tutte quelle pulsioni che vorremmo rimuovere. Quindi in un certo senso includere il virus nell’immaginario sessuale, ci consente di smontarlo, di renderlo meno pauroso. C’è obiettivamente una parte marcatamente ironica nei porno a tema coronavirus – come nel porno in generale – e questo può indirettamente allentare la morsa di tensione a cui siamo sottoposti nella vita reale.
Speriamo soltanto che, una volta finito tutto, abbia termine anche questo strano feticismo per le mascherine.