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Se mi tradisci, ti scrivo una canzone: da Shakira a Celentano passando per Beyoncé, le corna ‘vere’ finite in musica

Di canzoni sul tradimento se ne sono sempre scritte a bizzeffe, ma che succede se è l’artista stesso a scrivere di esser stato tradito sul serio? Le corna diventano pubbliche, e finiscono pure per essere ascoltate da tutti. Trasformandosi qualche volta in una hit mondiale

Foto: Alex Pantling/Getty Images

Ti stai sbagliando, chi hai visto non è,
non è Francesca

Sono certa che, quando avete letto questa frase, nella vostra testa è partita la voce di Lucio Battisti che canta Non è Francesca. Ossia, una delle più belle canzoni mai scritte su uno dei temi più spinosi: il tradimento. Ma si sa, Mogol era un poeta e quello solo uno dei tanti aspetti della vita (e delle relazioni) che gli era piaciuto mettere su carta, affinché diventasse musica. Nulla di autobiografico, puro racconto di qualcosa che succede (eccome se succede!), con una tale frequenza da diventare argomento gettonatissimo nelle canzoni di ogni tempo. Così si canta di lui che becca lei a letto con un altro, lei che becca lui, loro che si beccano a vicenda (e via andare), in un caleidoscopio d’infedeltà dove i protagonisti sono fittizi come quella Francesca che sembrava vivere (come no) per quell’illuso Battisti. E se è il cantante stesso a scrivere di esser stato tradito, e sul serio? Allora per l’adulterino (o adulterina) si mette proprio male. Perché a quel punto non solo è stato beccato, ma la sua scappatella finisce pure per essere ascoltata da tutti. E, quel che peggio, diventando qualche volta una hit mondiale.

Sotto le lenzuola, Adriano Celentano

«Io l’altra notte l’ho tradita»: inizia proprio con l’ammissione di colpa Sotto le lenzuola, la canzone che Adriano Celentano canta al Festival di Sanremo nel 1971. Galeotta fu la partita di poker dove Celentano, anziché giocare con gli amici, punta tutto sull’amica della moglie. Tornato a casa, la moglie è a letto con l’abat-jour accesa a illuminare i suoi occhi che, solo guardandolo, hanno già capito tutto (ah, quel tipico sesto senso femminile!). Lei lo accarezza lo stesso, e lui la bacia come Giuda mentre si chiede: «Ma perché mai l’avrò tradita?». Bella domanda, però nel dubbio il giorno dopo decide di andare ancora a giocare a poker. La moglie gli dice: «Vai pure, vai, io rimango qui», ma gli fa intendere che mica è scema, lei, perché «al poker, sai, non si gioca in tre». La canzone è un successo, la storia inventata di sana pianta. Peccato che sia in qualche modo premonitrice di quello che avviene nel 1980, quando Adriano Celentano gioca con Ornella Muti, e Claudia Mori fa come la moglie della canzone: lo perdona.

You’re So Vain, Carly Simon

Altro che metafore e metafore: in You’re So Vain, Carly Simon è diretta e tagliente come un rasoio, rivolgendosi al suo compagno di allora. Di lui non si sa niente, se non che in quel momento forse è a una festa, ad atteggiarsi come fosse su uno yacht (ovviamente circondato da belle ragazze); oppure in camera da letto, sì, con la moglie del suo migliore amico. Ouch! Meno male che è il 1972, e ormai si parla di acqua passata. Ma chi era quel tizio così vanitoso? Voci dicono Mick Jagger, altri Kris Kristofferson, altri ancora Cat Stevens. Il più papabile rimane comunque l’attore e produttore cinematografico, nonché ex di Carly Simon, Warren Beatty. Ciò che si sa, invece, è che il singolo è stato per tre settimane in vetta alla Billboard 100, fino a certificarsi disco d’oro nel 1973 e a vincere il Grammy Hall of Fame nel 2004. Ah, e a consacrare Simon come l’ottima cantante che non le manda certo a dire.

Verranno a chiederti del nostro amore, Fabrizio De André

Ottava traccia dell’album Storia di un impiegato del 1973, Verranno a chiederti del nostro amore è una delle canzoni più famose di Fabrizio De André. Il «bombarolo» – ossia il protagonista della storia raccontata – in questo punto dell’album si trova in galera per aver, appunto, fatto scoppiare una bomba (mal piazzata). Mentre segue i notiziari da dietro le sbarre, vede la sua donna tutta imbellettata, al punto che «loro si stupiranno che tu non mi bastavi» (tradotto: chi ti vede si chiederà come ho fatto a tradirti). Ma attenzione, perché neanche lei sembra esser stata da meno. Infatti, lui alza le mani e dice: «Digli che i tuoi occhi me li han ridati sempre, come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre». Insomma, questa relazione sembra poco idilliaca, ma ben bilanciata sotto vari aspetti: in primis il tradirsi. A detta del figlio di De André, la canzone è stata dedicata dal Faber alla sua prima moglie, Enrica Rignon. Che sia autobiografica? Non possiamo darlo per certo, ma non era proprio lui che durante un tour ha buttato lì un «la fedeltà non è altro che un grande prurito con il divieto di grattarsi»?

Jolene, Dolly Parton

Se parli di Dolly Parton, non puoi non conoscere Jolene. E se senti il nome di Jolene, non può non venirti in mente la bella ragazza dai capelli ramati, la pelle diafana e gli occhi verdi della canzone. Ossia, colei che Dolly Parton prega affinché non le rubi il marito «solo perché puoi farlo» (e lo ammette Dolly stessa, eh). È il 1974, e l’artista prende ispirazione da un’impiegata di banca dai capelli rossi che realmente aveva flirtato con suo marito, mentre per l’aspetto e il nome si rifà a una sua ammiratrice che le aveva chiesto un autografo tempo prima. Pregare la rivale di non provarci col proprio lui forse non ha garantito a Dolly Parton la fedeltà del marito; ma un posto nelle 500 migliori canzoni di tutti i tempi per Rolling Stone, quello sì.

Creep, TLC

E se il tradimento finisce per farti portare a casa il primo Grammy per la migliore canzone R&B, come la mettiamo? La mettiamo che le TLC, in quel 1994, con Creep fanno centro. La storia è quella della tradita che ripaga il fattaccio con la stessa moneta, perché se il partner non dà attenzioni, allora le attenzioni si cercano altrove. Cosa che succede spesso e che viene confermata proprio da un membro delle TLC, Tionne “T-Boz”, musa di Creep. In un’intervista a Billboard nel 2015, T-Boz spiega infatti che l’ispirazione per la canzone viene proprio da lei, che a suo tempo aveva deciso di parlare di quanto stava succedendo nella propria relazione con il producer e songwriter delle TLC, Dallas Austin. Lui ne fa una canzone, lei (e le altre) si consacrano definitivamente tra i big dell’hip hop. Altro che attenzioni, qui.

You Oughta Know, Alanis Morissette

Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando Carly Simon cantava di quel vanitoso del suo ex. Ora è il 1995, e tanto più Alanis Morissette è sulla cresta dell’onda, quanto più si infiamma il dibattito su chi sia il misterioso “Mr. Duplicity” dietro le parole di You Oughta Know. Come fu per Simon, adesso vengono passati in rassegna gli ex della cantante canadese: il giocatore di hockey Mike Peluso, l’attore Matt LeBlanc, il produttore Leslie Howe. Tuttavia, a candidarsi per la parte del traditore (nonché “croce” di Morissette) si presenta l’attore Dave Coullier, che a volte ammette, a volte nega, di averci qualcosa a che fare. Alanis, dopo aver cantato di fellatio in luoghi pubblici e unghie sulla schiena, non parla più. Anzi, lo fa: ma solo nel 2008, e solo per dire che lei non ha intenzioni di svelare nomi, perché le canzoni le scrive per sé stessa, mica per gli altri. E già solo per questo, se li è meritati tutti quei due Grammy di You Oughta Know per la migliore canzone rock, nonché per la migliore performance vocale rock femminile.

Cry Me A River, Justin Timberlake

Nel caso di Justin Timberlake con Cry Me a River, l’ex in questione è nota anche ai sassi. Chi altri, infatti, se non la celeberrima fidanzatina di allora, Britney Spears? Tanto che i suoi capelli biondi e il look vengono riproposti nella ragazza che fa la parte dell’infedele fidanzata di Timberlake nel video dove lui la sgama uscire di casa con un altro. Pare che dietro la hit ci sia una chiamata infelice, ricevuta in quel 2002. Lì Justin viene a sapere qualcosa di sgradevole, che riguarda proprio ciò che lei combinava e che ora si è scoperto «grazie a lui» (leggi: l’altro). Così si dice nella canzone, almeno. Risultato: mentre sul beat del produttore Timbaland Justin assicura che non darà altre possibilità, nel video il tradito dà la stoccata finale irrompendo nella casa dell’infedele e benedicendone il letto con un’altra. Sarà stato questo o le movenze alla Matrix, a far vincere a Timberlake il titolo di miglior video maschile e miglior video pop agli MTV VMAs 2003?

You Know I’m No Good, Amy Winehouse

Per quanto ascoltare i risvolti di un tradimento possa spezzare il cuore, è solo entrando nelle oscure stanze della relazione di Amy Winehouse con Blake Fielder-Civil che pare di sentirselo un po’ addosso, il dolore. Una storia d’amore turbolenta, segnata dall’abuso di droghe e dalla dipendenza affettiva di Amy per Blake. Quando scrive You Know I’m No Good, è il 2007: Winehouse ha già conosciuto Fielder-Civil, ma lui è tornato con la sua ex e lei, distrutta, finisce a letto con il migliore amico di lui. Nella canzone si parla di un ex generico, con cui Amy fa sesso non provando piacere perché intanto pensa a “lui” (non lo dice, ma è sottinteso si tratti di Blake). Si sente di tradirlo e, nel farlo, di tradire sé stessa. Entrambi lo sanno e mentre a lei si rivolta l’intestino, lui scrolla le spalle: «ed è la cosa peggiore».

Better Than Revenge, Taylor Swift

Che bella età, i diciott’anni. Quando si è nel pieno delle prime storie d’amore e le si vive con così tanta passione da cedere all’esagerazione. Come nel caso di Taylor Swift, che nel 2010 è una diciottenne che scrive uno dei suoi pezzi di maggior successo: Better Than Revenge. La voce e la chitarra dell’ex country girl non sono mai state così infiammate, mentre canta: «Non è una santa e non è quella che credi, lei è un attrice, è più conosciuta per le cose che ha fatto sul materasso». E Camille Belle, la “lei” in questione, sobbalza (e si incazza anche un po’). Idem per Joe Jonas, che con Taylor ha avuto una relazione che è stata più un tira e molla, ma che (assicura sul suo profilo MySpace di allora), non ha mai portato ad alcun tradimento. Eppure qui gatta ci cova, soprattutto per quella frase per cui Taylor è stato tanto criticata, in cui Joe Jonas è ridotto a un pupazzo. «Rubare i giocattoli di altre persone sul campo da gioco non ti procurerà molti amici»: e il suono degli schiaffi si sente arrivare perfino da lì.

Hold Up, Beyoncé

Che sarà mai una canzone, quando alle scappatelle di tuo marito puoi dedicare un intero album? E che album, quel Lemonade. I protagonisti sono nientepopodimeno che Beyoncé e il fedifrago Jay-Z, i cui peccatucci vengono ascoltati da chiunque in quel caldissimo 2016 (registrando oltretutto il più alto debutto di sempre per la mogliettina). Ma che non si dica che la Bey tradita si piange addosso, perché la canzone Hold Up è un esempio di quanto si possa essere cazzute, anche ritrovandosi con due corna in testa. E mentre nel ritornello ammette che «loro non ti amano come ti amo io», ecco che qua e là sgomita la Queen B, che ora dice che lui ha avuto «la migliore donna dell’industria tra le lenzuola» e che non vuole perdere l’orgoglio ma farà «un casino con quella stronza». Fino a domandarsi cosa sia peggio, se sembrare gelosa o pazza. La risposta non può che essere quella, per Beyoncé: «Preferisco essere pazza».

Thru Your Phone, Cardi B

Ma Beyoncé la tocca fin troppo piano, se si considera quello che rappa Cardi B in Thru Your Phone. È il 2018 e Cardi è sposata con il rapper Offset dal 2017, ma in giro si dice che lui le sia infedele. Cardi allora si siede al tavolino con il songwriter Justin Tranter, che pensa bene di portare anche la propria esperienza di uomo tradito. I due buttano giù barre di fuoco, dove invitano l’infedele destinatario (che si fa mandare foto di nudo su WhatsApp) a chiamare la mamma «per farle sapere che ha cresciuto uno stronzo», mentre preparano «una tazza di cereali con un cucchiaino di candeggina» per servirglielo e dirgli «buon appetito». E in tutto ciò, quel che è peggio per Cardi B non è tanto che lui la tradisca «con delle ragazzacce», ma che rischi la sua intera casa «per una troia da bar». Francesismi a parte, date le premesse («non sai nemmeno che sei molto vicino alla morte», cit.) è già un bene che nessuno sia finito morto ammazzato.

Te felicito, Shakira

Si arriva infine al più recente caso: quello di Shakira, che qualche giorno fa ha annunciato la separazione dal marito Gerard Piqué. Era nell’aria (certo che lo era), perché qualche uccellino già da tempo cinguettava che Piqué avesse ceduto a una giovane bionda, finendo in un altro letto di un albergo a Madrid. Ma che ci vuoi fare, le voci sono sempre voci: parole al vento, almeno finché i diretti interessati non confermano. Poi però l’aprile scorso arriva una canzone di Shakira, Te felicito, dove lei fa intendere che c’è qualcosa da dire sulla condotta extraconiugale di Piqué. «Ho messo le mani sul fuoco per te, e tu mi tratti come un’altra delle tue voglie», canta lei, ammettendo che non sopporta le «persone con due facce». Giunti a questo punto, possiamo solo arrivare a una conclusione: di Mr. e Mrs. Duplicity ne è sempre stato pieno il mondo. Sì, ma sai che roba esserlo con una popstar globale?

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