Nel suo romanzo d’esordio, Succede di notte, individua la fine dell’amore romantico per come lo conoscevamo nell’attimo in cui è stata inviata la prima dick pic della storia. Nei due podcast È solo sesso e Il sesso degli altri racconta gli orrori tragicomici delle relazioni contemporanee e divide le persone in porno e non porno. Una triste scoperta? Quando crediamo di essere molto porno, in realtà siamo spesso l’antitesi del porno. Allora chi meglio di Valeria Montebello poteva ripercorrere le tre ere della Rivoluzione porno in Italia, in un nuovo podcast prodotto da Chora Media in collaborazione con Piper Film in occasione dell’uscita dell’opera seconda di Giulia Steigerwalt, Diva futura?
Un breve viaggio senza censure nel porno ingenuo e politico degli anni Settanta, con l’avventura pionieristica di Riccardo Schicchi e della sua agenzia visionaria, fino al boom d’icone degli Ottanta, al kink sempre più estremo dei Duemila, tra opulenza e pornostar intercambiabili, verso un destino ormai evidente: l’era Only Fans, la nostra. Talmente satura di pornografia da poter intuire già un nuovo mercato che avanza, ovviamente dominato dall’Intelligenza Artificiale. “Oggi in pochi minuti si possono vedere più erezioni di quante ne ha viste il membro più orgiastico della corte di Caligola”, dice Montebello nel nuovo podcast citando il New York Times. Ma nell’epoca in cui tutti possono fare il porno, non è tutto porno quel che luccica.
Da Schicchi a Only Fans
A dodici anni il piccolo Schicchi del film di Steigerwalt già si domandava perché qualcuno volesse sequestrare la bellezza, e in risposta alla censura s’incantava a spiare con un telescopio le donne nude dietro le finestre. Creature libere nell’intimità delle loro case, e poi improvvisamente distinte una volta fuori. Da qui la meraviglia, il seme di una visione, il sogno di una nuova libertà sessuale e politica: “Stupire e creare scandalo ci piaceva tantissimo”, dirà lo Schicchi interpretato da Pietro Castellitto (nello sguardo un bellissimo mix di incanto, ribellione e senso di colpa), quando insieme ad Ilona Staller (in arte Cicciolina) si impegnerà a stravolgere il costume dell’epoca con idee “scandalose e immorali”. Ma l’Italia era sorprendentemente pronta ad accogliere quella prima rivoluzione. Così Diva futura ci mostra «l’alba e il tramonto di un sogno italiano» che, come osserva Montebello, «coincide con una determinata concezione del porno, della donna e del sesso, tramite lo sguardo di Riccardo Schicchi. Perché in Italia il sogno è nato con lui, e poi sotto le sue mani l’ha visto rovinarsi».
Costruendo uno scenario che oggi ci appare (fin troppo?) genuino e spensierato, Schicchi bandirà dalla sua corte il termine “puttana” e arriverà a prendere le distanze persino dal suo neologismo, “pornostar”. Ma tra sex worker e creator, Montebello ci ricorda che nel 2025 le cose sono più complesse: «Lui lo dice con un intento idealista: “Le mie sono artiste e il termine puttana non esiste al maschile”. Ma nel femminismo della quarta ondata, al contrario di quello sessantottino, anche questo viene messo in discussione. Molte persone si autodefiniscono bitch per riappropriarsi di un termine che è stato affibbiato loro in modo passivo, e che invece ora agiscono in modo attivo. È un po’ quello che fanno le ragazze del Calippo o del Chinotto Tour che, forse inconsapevoli della citazione femminista, ci stanno dicendo: “Lo faccio, mi piace, è una mia scelta”. Così diventa un atto di autodeterminazione».
Che si tratti di cinema hard anni Settanta o di video autoprodotti in casa per una piattaforma digitale, è impossibile non tornare a riflettere sulla natura stessa della pornografia, sul desiderio fisiologico di vedere tutto e quindi produrre tutto, senza limiti. Sempre in Diva futura, Schicchi/Castellitto realizza che alla fine “prevalgono sempre gli istinti peggiori”, mentre nel suo podcast Montebello cita Nora Ephron (“le fantasie non conoscono etica”) fino a porsi l’interrogativo dell’uovo o la gallina: “Scopiamo come scopiamo a causa del porno? Oppure il porno e così perché è il modo in cui scoperemmo se potessimo?”. «Ci sono tantissime pratiche che abbiamo adottato dal porno, come lo squirt e il choking. Basti pensare che lo squirt era uno stigma, alle donne capitava per caso ed era motivo di vergogna o di preoccupazione, mentre il porno lo ha reso un trend. Anche alcune pratiche violente o di BDSM prima riguardavano poche persone con fantasie specifiche, ma oggi sono mainstream. In tantissimi si sono sentiti meno soli di fronte a un mercato che ha normalizzato le loro fantasie». E nell’era digitale, che ha trasformato ogni fantasia in categoria coprendo quasi ogni anfratto del desiderio umano, non manca davvero niente.
Sexting, dirty talk, kink, sugar daddy, basic bitch, manic pixie dream girl, calippi e chinotti. Se come Montebello sostiene nei suoi podcast, ogni epoca ha il porno che si merita, noi cosa ci stiamo meritando? «Siamo nell’epoca dell’auto esposizione estrema. La democratizzazione del porno iniziata con Internet, e il passaggio successivo segnato dai social, ci dicono che se dal nulla posso diventare un influencer allora questo riguarda anche il mondo del sex work. Ogni persona, anche la più insospettabile, potrebbe avere un profilo Only Fans in cui offre i propri piedi alla community». Dunque niente più casting, produzioni e registi: le barriere dell’industria d’oro sono crollate. Qualcosa è finito per sempre con Schicchi e qualcos’altro è iniziato dopo di lui, dopo Moana Pozzi, Eva Henger e Cicciolina: «Ci sono tantissime pornostar contemporanee che la pensano diversamente, che scelgono di fare questa vita autoproducendo porno lontane dallo sfruttamento. Perché ok il porno gioioso e politico dell’era Diva futura, ma nel film c’è anche chi dice a Schicchi una frase importante: “Nonostante le coroncine e i fiorellini, tu fai i soldi con la fica”».
Il porno del futuro
Mentre i protagonisti della rivoluzione Only Fans stabiliscono le regole del nuovo mercato, la parabola della piattaforma si consuma alla velocità della tecnologia: «Non servirà aspettare dieci anni per capire in che direzione sta andando. All’inizio sembrava un modo per liberare il sex work, pensato per una creator che “non vuole padroni” e che non è asservita a nessuno, ma ora sta diventando altro. Se vuoi veramente fare i numeri devi asservirti ai dati, e i dati sono dominati dall’utente maschile. Se decidi di essere libera, i numeri restano bassi».
In una delle sue scene migliori, Diva futura ci mostra come Schicchi avesse fiutato le prime contraddizioni allarmanti di una creatura che lui stesso aveva generato: “Vogliono rendere reali le turbe mentali dei maschi peggiori. Entriamo nella testa delle persone e gli diciamo che ci si eccita massacrando le donne”. Montebello fa eco: «Anche il porno di Only Fans nasce ingenuamente femminista, ma se adesso vai a guardare il rendering delle persone che guadagnano davvero, sono ragazze iper performative, dai corpi perfettamente conformi e idealizzati, in costante rapporto con la chirurgia estetica. Il problema non era certo la visione di Schicchi, perché all’inizio del porno, come all’inizio di tutto, ti accontenti di un’offerta base. Ma andando avanti non basta più, vuoi vedere una serie di fantasie sempre più estreme. Ed è così che è andata».
«Oggi molti cercano questa girlfriend experience con una tipa che all’occorrenza li ascolti o faccia sexting», spiega Montebello con una punta di sarcasmo, quando racconta il mix di autoerotismo e psicanalisi in trend su Only Fans, «ma dall’altra parte c’è una cinese che parla con centinaia di persone in contemporanea, mentre tu stai sfogando i tuoi istinti sessuali raccontandogli anche i fatti tuoi. È puro autoinganno per provare piacere, e l’autoinganno in amore è all’ordine del giorno». Abbassando le maschere viene da chiedersi se allora sia ipocrita, o perfino antifemminista, trovare decadente il passaggio dal carisma di Moana Pozzi (“beatificata come una moderna Maddalena”) alle star della piattaforma e dei vari sex tour. «C’era un’altra impostazione: le dive del passato erano poche ed incarnavano degli ideali di donna molto specifici, ma anche stereotipati. Cicciolina spensieratezza, Moana mistero. Le ragazze del Calippo Tour non hanno distacco, vanno in giro per l’Italia in pieno antidivismo, e quel tipo di appeal non si potrà mai ricostruire. D’altronde oggi vediamo le dive del cinema truccarsi in bagno su Instagram».
Se volessimo già immaginare una seconda stagione di Rivoluzione porno, sicuramente tratterebbe i temi dell’Intelligenza Artificiale, i rischi del deep fake, l’urgenza di regolamentare privacy e consenso, ma anche un nuovo modo di produrre pornografia: «C’è questa idea un po’ marxista che a un certo punto non esisteranno più set e pornostar, che la produzione non coinvolgerà più i corpi reali delle persone ma gli algoritmi. Già esistono dei porno creati con l’AI che vanno moltissimo. Quest’anno una delle categorie più cercate su Pornhub è l’hentai, in qualche modo già si tratta di persone non reali. Probabilmente con l’AI capiterà quello che è successo con l’arrivo di Internet, quando la produzione della San Fernando Valley è stata smantellata e rimpiazzata da un nuovo mercato». Le domande aperte sono già sul tavolo: in un ecosistema in cui tutto è content e strategia, se il porno ha iniziato ad evolversi anche in prestazioni live con fan paganti, stiamo ancora parlando solo di porno? «È una roba molto complicata e super tricky, si tratta di una dinamica che sta andando tantissimo. Una parte di questo lavoro che coinvolge la prestazione sessuale nella vita reale è davvero al limite».
Post Love: concediti il permesso di non fare sesso
Orbiting, ghosting, situationship, red flag, trad wife, dating app, micro-cheating, negging, love bombing. Da una parte la democrazia del porno, dall’altra la pornografia del trauma: aprire i social e inciampare in decine di contenuti sul narcismo patologico, sulle red flag da intercettatare e le persone tossiche da schivare. Ogni giorno una parola nuova con cui fare i conti, nel mezzo di una produzione incentrata sul trauma anziché sul lieto fine. Contenuti-ammonimento per ricordarci sempre, senza sosta, che il male è ovunque ma che non possiamo farci male. Nel suo primo romanzo Montebello colloca l’avvenimento fondante dell’era del Post Love in un punto preciso della linea temporale: la prima dick pic inviata su Instagram: “È così che le farfalle nello stomaco erano state schiacciate da foto del pene non richieste e la chimica si era trasformata in un’emoji a forma di goccioline. Si trattava di un periodo davvero entusiasmante”.
Sovrastimolati nel virtuale e frustrati nel reale, dunque. Ma questa democrazia del porno è davvero così porno? «Io la ritengo non porno in maniera assoluta, anzi, fa calare moltissimo la libido», e accanto a lei non mancano altre voci. In un articolo pubblicato sul New York Times, L’anno più sexy della mia vita non ha coinvolto il sesso, Melissa Febos racconta le varie fasi del suo anno di castità consapevole. Un’astinenza insieme sessuale e sentimentale (“Nessuna attività romantica. Nessuna scansione della festa o della strada” in cerca di possibili incontri) che ha evidenziato un miglioramento dell’intera qualità della vita, incluso il rapporto con amicizie, autostima e cibo. In un altro articolo, Concediti il permesso di non fare sesso, B.D. McClay prova a capire perché il celibato sia diventata “la mania più hot per la salute mentale”. Risposta? Non dipende “dal desiderio di disciplinare la carne, ma dal disgusto per la scena degli appuntamenti dell’era digitale”. «Tutto dipende dagli standard troppo alti che abbiamo fissato», continua Montebello. «Questo crea nella realtà un problema di performance e ansia da prestazione, sia femminile che maschile. Non possiamo rappresentare una fantasia dopata». È una terra di mezzo fatta di trend e neologismi, libertà ideologiche e inquietanti inglesismi, di un’iperconnessione che si avvita su sé stessa in un vortice di solitudine. «È un periodo di passaggio in cui vanno rimesse in discussione tutte le regole, i canoni e le idee che avevamo sull’amore romantico. In questo sottosopra pieno di contraddizioni siamo tutti spezzati e infantili come dei bambini, proprio perché ci troviamo agli albori di un nuovo mondo romantico e sessuale. Ma ci stiamo provando».