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Solaika Marrocco, la giovane chef che fa splendere la cucina pugliese

Classe 1995, il suo nome significa “sacerdotessa del dio sole” e ha vinto un prestigioso premio nazionale grazie a un piatto della tradizione locale: i turcinieddhi. Nicolò De Devitiis l’ha intervistata per Truly Unique People by Ploom, la serie di talks organizzata da Ploom in collaborazione con Rolling Stone
Solaika Marrocco intervistata da Nicolò De Devitiis nel sesto appuntamento di Truly Unique People by Ploom

Solaika intervistata da Nicolò De Devitiis nel quinto appuntamento di Truly Unique People by Ploom

«Solaika è un nome di origine egiziana e significa la sacerdotessa del dio Sole. Mia mamma l’ha scelto perché l’aveva sentito in tv, ma lei continua comunque a chiamarmi Polpetta». Solaika Marrocco spiega così il suo nome esotico e ride raccontando di quel nomignolo affettuoso che si porta dietro fin da bambina, quando iniziò il suo percorso di avvicinamento all’arte culinaria.

«Da piccola mi piaceva andare a fare la spesa con mia mamma. Sul tragitto di casa c’era un panificio che mi attirava con i suoi profumi, ero incuriosita dalle persone che ci lavoravano, affascinata da quelle manone tutte segnate dall’amore che mettevano in ogni cosa che facevano», ricorda Solaika: «Era una delle tante botteghe in cui lavorano gli artigiani, un’espressione tipica della nostra località».

Classe 1995, chef di Primo Restaurant a Lecce, Solaika Marrocco è la nuova protagonista di Truly Unique People by Ploom, la serie di talks organizzata da Ploom in collaborazione con Rolling Stone. Intervistata da Niccolò De Devitiis, ha raccontato la sua passione per la cucina, la propria crescita professionale e il rapporto con la sua terra, la Puglia.

«Mi piacciono i luoghi veri, dove senti il mood del territorio», spiega Solaika Marrocco: «Amo fare la spesa e mi è sempre piaciuto girare per i mercati». E poi, tra i posti della Puglia più significativi per lei, c’è il mare: «Abbiamo oltre 800 km di costa. Per la conformazione geografica la nostra regione è quasi un’Isola, quindi il richiamo del mare è fortissimo. Molti che vanno via tornano proprio per questo. Questa è una terra che ti tempra, accogliente e severa. Offre tante opportunità, ma ti insegna a guadagnartele. Non trovi tutto su un piatto d’argento e per questo mi sento privilegiata: faccio il lavoro che amo nella terra che amo».

Non solo Solaika Marrocco fa il lavoro che ama nella terra che ama, ma è tra i numeri uno della cucina sul proprio territorio e in tutta Italia. «Quando nel 2017 ho vinto il premio Grand Cru per chef under 35 e ho sentito pronunciare il mio nome dallo chef Claudio Sadler è stata un’emozione fortissima, non sono riuscita a trattenere le lacrime. È uno dei premi più importanti in Italia e l’ho vinto io: non solo una donna, ma la prima donna pugliese. E ho vinto con i turcinieddhi».

E arriviamo dunque alle sue specialità, partendo proprio dai turcinieddhi: «Sono involtini tipici pugliesi con interiora di agnello. Io li faccio glassati alla birra con marmellata di cipolla all’arancia, crimini in tempera e infuso di luppolo».

Se dovesse scegliere un suo piatto come proprio biglietto da visita, Solaika dice che preferirebbe presentarsi con l’intero menu di Primo, il ristorante di Lecce dove è chef. Quindi antipasto, primo e secondo: «Parmigiana di melanzane, pomodoro e besciamella al grano arso. Poi la pasta al pomodoro: spaghetti cavalieri con datterino giallo». E qui si presenta la vera sfida: «Le cose più semplici non è detto che siano le più facili da fare perché per la pasta al pomodoro tutti hanno un termine di paragone, è un piatto che tutti conoscono. Ma alla fine i nostri clienti fanno sempre la scarpetta!». Grande soddisfazione e, ovviamente, il secondo piatto servito nel menù-biglietto da visita sono i turcinieddhi: «Hanno segnato la mia carriera sia a livello lavorativo che personale».

Secondo Solaika Marrocco, «cucinare per qualcuno è uno degli atti d’amore più belli. Mi ricordo quando ero piccola, con quattro fratelli e mia madre che cucinava per tutti. Per me è una sorta di responsabilità rispettare e superare le aspettative dei clienti. Chi mangia da noi deve dire wow! È da qui che parte il passaparola, crei fedeltà nel cliente che ne porta di nuovi».

Nei discorsi di Solaika Marrocco torna spesso la figura di sua madre, la persona più importante della sua vita: «Ha capito i sacrifici che ho fatto. Mi ha lasciata libera di essere la persona che volevo essere». Più in generale, racconta che «mi influenzano tutte le persone che mi trasmettono qualcosa e non si impongono regole, ma sono libere. Non solo da un punto di vista professionale».

Ed è in questi concetti che Solaika Marrocco trova la propria definizione di unicità: «Unico equivale ad avere un’identità definita grazie a quelle particolarità positive che caratterizzano un momento o una persona. E per avere queste qualità bisogna avere una grande forza, non avere paura di mostrare chi sei. Dire: io sono così. Non mettere paletti e non avere chiusure mentali è qualcosa di grande».

Guardandosi alle spalle, Solaika Marrocco fa un parallelo tra la propria crescita professionale e i progressi della sua terra: «Mi fa strano dire che faccio questo lavoro già da dieci anni, un periodo in cui il mio settore, in Puglia, è cresciuto tanto. E la mia speranza corrisponde alla realtà che vedo: sta venendo meno la diffidenza verso l’innovazione in cucina».

Piccola curiosità: ma uno chef come lei, come sceglie i ristoranti dove andare a mangiare e cosa ordinare? «Mi affido all’istinto: guardo il menù e se c’è qualcosa che non ho mai mangiato lo assaggio». È una caratteristica che l’accompagna fin da bambina, come spiega divertita: “Quando da piccola andavo alle feste mi dava fastidio che un bambino ordinasse sempre la stessa pizza, stesso gusto, stessi ingredienti. Sono sempre stata e sono ancora curiosa, e questo è un grande vantaggio per chi fa il mio mestiere. Non bisogna mai sentirsi arrivati, l’insoddisfazione ci dà sempre stimoli per migliorarci”.

Potete approfondire la storia di Solaika Marrocco e il suo rapporto con la Puglia guardando l’intervista con Nicolò De Devitiis per Truly Unique People by Ploom, una serie di talks organizzati da Ploom e Rolling Stone.

Tra i protagonisti delle interviste ci sono anche la bartender Chiara Mascellaro, il fotografo Piero Percoco, lo scrittore e giornalista Valerio Millefoglie, lo street artist Giulio Rosk e il musicista Roy Paci.

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