Immaginate di aver appena scoperto che il vostro partner vi tradisce ed essere costretti a condividere l’appartamento con lui. No, non potete uscere di casa e urlare ai quattro venti che vorreste farlo immediatamente scomparire dalla vostra vita. Potete al massimo, aprire la vostra pagina social (se l’avete) e pubblicare un post al vetriolo. Oppure, inviare una email a Meg Zukin, scrittrice e social media editor di Variety, e diventare anche voi, una delle moltissime storie anonime del suo The Social Distance Project. Un sito e una pagina Instagram che racconta storie di ordinaria, per modo di dire, quarantena. Persone costrette all’isolamento ma soprattutto alla convivenza forzata, a causa del coronavirus.
“Stavo pensando a come questa condizione avrà un effetto così profondo sulla vita intima delle persone”, ha spiegato Meg Zukin al Guardian. “Un aspetto di cui non si parla nelle notizie perché ci sono cose più importanti, su scala macro”. Così Zukin ha scritto un tweet in cui invitava le persone a raccontarle i loro “drammi” da quarantena e in pochi giorni il suo indirizzo di posta elettronica è diventato il contenitore di sfoghi riguardo a disastri amorosi e drammi familiari.
Coppie ai ferri corti per la condivisone dello smart working da casa e la mancanza di limoni freschi per cena. Una madre alle prese con la figlia adolescente disperata perché le manca il fidanzatino. E ancora: una neofidanzata che si è ritrovata in casa con il fidanzato che conosce da tre appuntamenti, la madre e il cane. “Ci comportiamo come marito e moglie”, scrive nel suo post.
Non è servito molto tempo a Meg Zukin per capire che il suo progetto era centrato e risponde oggi alla necessità di tantissime persone di raccontarsi per non implodere. Come una donna che ha scritto sette pagine in cui ha descritto i litigi quotidiani con il marito. O una maestra che ha spiegato come il marito fosse preoccupato di essere contagiato da lei e ha quindi deciso di trasferirsi dalla madre per trascorrere con lei la quarantena. “Le persone stavano davvero cercando uno spazio in cui sfogarsi”, continua Zukin. E sì, restare connessi, anche se soli, ci aiuta.
Così, mail dopo mail, The Social Distance Project è diventato anche un progetto benefico che promuove donazioni verso banche alimentari e ospedali negli Stati Uniti. Ad oggi ha raccolto oltre ottomila dollari.
Ma non sono solo drammi quelli che trovano spazio nel progetto di Meg Zukin. Molti racconti sono ironici e ricordano anche la complicità che si alimenta nelle relazione, soprattutto quando siamo isolati. Ne parla una signora di 68 anni, sposata da 50: “Mio marito ha ritrovato le nostre lettere d’amore di un tempo”, scrive. “Così per la prossima ora rideremo ricordandoci di com’eravamo giovani e innamorati”. Perché se da una parte la costrizione in spazi anche piccoli mette a dura prova ogni tipo di relazione, a maggior ragione alimenta quelle sane. E che nemmeno il COVID-19 può separare.