Rolling Stone Italia

Un futuro senza fumo. Possiamo parlarne?

Sfumature è la campagna di Philip Morris Italia per stimolare un dibattito su come provare a risolvere il problema del fumo in Italia, includendo nella discussione anche il principio di riduzione del rischio
persone

Foto: Unsplash

Tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo l’ultima sigaretta, che spesso non è veramente l’ultima. Ricordate i buoni propositi di Zeno Cosini, il protagonista del romanzo più celebre di Italo Svevo? Quanti si sono ritrovati in quella stessa situazione? Perché se fumare fa male, smettere di fumare resta difficile.

Certo che la miglior cosa da fare è non iniziare affatto, e certo che c’è anche chi – una volta fumatore incallito – è riuscito a liberarsi del fumo una volta per tutte, ma se un fumatore non smette di fumare sigarette, forse è possibile considerare una diversa prospettiva: quella della riduzione del rischio, grazie anche alle nuove tecnologie.

L’importante è parlarne, informarsi. E l’obiettivo di Sfumature, campagna di Philip Morris Italia, è proprio stimolare un dibattito su come provare a eliminare il fumo in Italia, un Paese in cui un cittadino adulto su quattro è ancora fumatore, ossia oltre 10 milioni di persone (fonte: elaborazione dati Istituto Superiore della Sanità).

“Possiamo parlarne?” è dunque la domanda di partenza di Sfumature, che con il format video Face2Face – potete guardarlo su YouTube – ha intervistato persone comuni nelle strade di Milano, Bologna e Roma, raccogliendo opinioni su prevenzione, educazione, informazione, progresso tecnologico e, soprattutto, la prospettiva di città “smoke free”.

Questa di Philip Morris Italia è un’iniziativa volta a promuovere un confronto sulle possibili soluzioni al problema del fumo, includendo tra queste il principio di riduzione del rischio. Un principio noto e applicato in altri settori – pensiamo per esempio al food: con tutte le alternative senza zucchero, senza grassi o plant based – adottato in ambito di mitigazione del rischio da fumo, prendendo spunto anche dalle politiche di alcuni Paesi europei, come per esempio il Regno Unito.

A proposito delle abitudini dei cittadini europei, secondo gli ultimi dati Eurobarometro, gli uomini fumano più delle donne (28% contro 21%) e la fascia d’età con più fumatori è 25-39 anni (32%), seguita da 44-54 (28%). L’86% di chi fuma lo fa ogni giorno, mentre il 20% del campione che ha risposto al sondaggio ha smesso di fumare.

Ora diamo un occhio ai dati riguardanti l’Italia, facendo riferimento a numeri frutto di un’elaborazione dati ISS. Se la maggioranza degli italiani tra i 18 e i 69 anni non fuma (59%) oppure ha smesso di fumare (17%), in 10 anni la percentuale di fumatori si è ridotta solo dell’1%, dal 25% del 2014 al 24% di quest’anno: siamo fermi dunque a quell’1 su 4 già citato poco sopra.

Quel che emerge è che, nel biennio 2022-2023, il 20% dei fumatori fa riferimento a un uso esclusivo delle sigarette tradizionali confezionate, mentre aumentano gli italiani che sostituiscono del tutto il vecchio pacchetto di sigarette con dispositivi elettronici: erano 0,4% nel 2014, sono diventati 3,3% nel 2023.

Foto: Unsplash

Chi inizia a fumare, solitamente, lo fa con i metodi tradizionali, i cosiddetti prodotti combusti: sigarette confezionate o rollate a mano, sigari e pipa. Nove europei su 10 hanno cominciato così, e la percentuale italiana è di poco inferiore (87%, fonte Eurobarometro).

Stando a un’indagine svolta dall’Ente di ricerca Eurispes in collaborazione con Philip Morris Italia, emerge che sono pochissimi quelli che iniziano con il tabacco riscaldato, scelto invece come alternativa o affiancato a un altro prodotto da fumo usato in precedenza (la stragrande maggioranza: 98,5%).

Ribadiamolo: le cose migliori da fare sono non iniziare a fumare o smettere se si ha già iniziato. E in Italia ci sono campagne informative di prevenzione e istituzioni impegnate a promuovere e supportare la cessazione, come i 223 Centri Antifumo che, attraverso trattamenti integrati tra terapie farmacologiche e supporto psicologico, aiutano nel percorso di disassuefazione.

Ma stando sempre alla già citata ricerca Eurispes in collaborazione con Philip Morris Italia, tra i fumatori di sigarette tradizionali il 68% non ha mai provato a smettere di fumare e solo il 31,4% dice di averci almeno provato.

Otto intervistati su 10 tra i consumatori di prodotti a tabacco riscaldato dicono di aver abbandonato completamente le sigarette tradizionali, mentre l’85% si dichiara in qualche misura concorde con il fatto che i fumatori che altrimenti continuerebbero a fumare dovrebbero essere incoraggiati dallo Stato e dalle istituzioni sanitarie a considerare il passaggio a prodotti a tabacco riscaldato.

Ed è qui che torna importante il concetto alla base della campagna Sfumature: parlare di alternative al fumo tradizionale per chi non smette, illustrare il principio di riduzione del rischio, guardare alle esperienze di altri Paesi.

Per esempio, in Inghilterra dal 2014 al 2020 il numero di fumatori di sigarette è diminuito del 4%, una percentuale doppia rispetto al 2% registrato nello stesso periodo in Europa. Come? Parte di questo successo è sicuramente attribuibile alle politiche del governo britannico che, con un’apertura nei confronti del principio di  riduzione del rischio, ha incluso i dispositivi senza combustione tra le soluzioni disponibili per chi non smette di fumare.

Foto: Unsplash

E poi c’è la Svezia, il Paese in cui si fuma di meno in Europa con una percentuale vicina al 5%, dato molto vicino a segnare un record: gli svedesi sono infatti gli unici ad aver quasi raggiunto l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità di ridurre il numero di fumatori sotto il 5%, ossia di avere un Paese “smoke-free”.

Merito di politiche particolarmente restrittive? Sembrerebbe di no, considerato che le norme sono molto simili a quelle di altri Paesi europei. Quel che è certo è che la maggior parte degli svedesi alle sigarette preferisce lo snus, un prodotto del tabacco senza combustione da consumarsi tramite bustine da posizionare tra labbro e gengive.

Nell’ormai lontano 1992 l’Unione europea aveva vietato questa alternativa alle sigarette, mentre la Svezia ritenne opportuno tutelare questa tradizione diffusa localmente dagli anni Settanta. Ed è così che se nel 2004 gli svedesi fumatori giornalieri erano il 16,5% della popolazione adulta, nel 2022 sono scesi al 5,8%. E i consumatori quotidiani di snus sono rimasti sostanzialmente invariati nel corso del tempo (Fonte: Public Health Agency of Sweden).

Ricordiamolo un’ultima volta: la scelta migliore è non iniziare a fumare o smettere del tutto con sigarette e prodotti contenenti tabacco o nicotina, ma per accelerare la costruzione di un mondo senza fumo dovremmo parlare di tutte le alternative oggi disponibili per i fumatori che continuano a fumare, tutti insieme.

La campagna di Philip Morris Italia vi invita a partecipare al dibattito sul sito Sfumatureitalia.it e sulla pagina Facebook Sfumature Italia.

Contenuto redatto in collaborazione con Philip Morris Italia S.r.l.

Iscriviti