Forse pochi ricordano la storia che sta dietro il romanzo di Luigi Pirandello, ma di sicuro tanti hanno scolpito nella memoria la lezione (che poi, è una delle tante) di Uno, nessuno, centomila. Ossia: che noi tutti abbiamo tante identità quante sono le persone che incontriamo e con le quali ci interfacciamo ora in un modo ora nell’altro, spesso senza nemmeno rendercene conto. Così, per quello diventiamo il batterista di una band; per quell’altro una persona sessualmente libera da etichette; per quell’altro ancora un ragazzo che possiede illegalmente marijuana, manipola le persone, talvolta le rapisce (se non le minaccia di morte o aggredisce direttamente), in poche parole: un delinquente. E poi c’è quello che chiede «Com’è che si chiama, ‘sto tizio che fa Flash?», con quell’altro che risponde: «Ezra Miller, no?».
Il cantante lirico
Classe 1992, Ezra Matthew Miller ha sei anni quando i genitori – la ballerina Martha Miller e l’editore Rober Miller – decidono che è giunto il momento che loro figlio superi certi impedimenti linguistici. Chissà se c’è dietro uno specialista a consigliare proprio il canto lirico; chissà se è perché era stato il piccolo Ezra a dimostrare interesse per quel mondo. Fatto sta che le lezioni cominciano, e portano ad alcune esibizioni dell’Ezra-lirico con la Metropolitan Opera, e alla partecipazione alla prima americana dell’opera White Raven di (proprio quel) Philip Glass e (proprio quel) Robert Wilson. E mentre il cantante lirico dimentica i problemi che ha con la pronuncia, l’Ezra-attore comincia a scalpitare sopra il palcoscenico.
L’attore
C’è chi a sedici anni è sui banchi di scuola e chi, sempre a sedici anni, lascia la scuola perché è al proprio debutto come attore. Nel 2007 Ezra Miller è sul set di Afterschool di Antonio Campos e, l’anno dopo, con Andy García su quello di City Island. A diciott’anni è un astro nascente di Hollywood, che partecipa a film che finiscono per essere premiati al Tribeca Film Festival (Beware the Gonzo e Everyday) e al Festival di Cannes (… e ora parliamo di Kevin). Non manca nemmeno la televisione, con il ruolo di Damien nella serie Californication e quello di Tucker Bryant in Royal Pains. Nel 2012 c’è Noi siamo infinito, che però non segna la svolta come fa invece Animali fantastici e dove trovarli, nel 2016. E mentre quell’anno i fan di Harry Potter apprezzano l’Ezra-attore nei panni di Credence Barebone, quelli della DC Comics iniziano ad associare la sua immagine a quella di Barry Allen. Ossia, il Flash che appare in Batman v Superman: Dawn of Justice, Suicide Squad e poi Justice League, e che dovrebbe avere un proprio film (The Flash) in uscita nel 2023. Sempre che l’Ezra-attore riesca a superare tutto quello che hanno combinato nel frattempo gli altri Ezra-qualcosa.
Il musicista
Va bene che l’Ezra-attore è un tipo di successo, ma come si può dimenticare l’Ezra-lirico? O meglio, come si può dimenticare la vena da musicista, che forse con la lirica a questo punto non c’azzecca più niente, ma che con la chitarra, la batteria, e le Pussycat Dolls ha di nuovo un perché. Corre l’anno 2011, la band si chiama Sons of an Illustrious Father ed è composta dall’Ezra-musicista, Lilah Larson e Josh Aubin. E mentre (quasi) nessuno si sogna di andare a un loro concerto, la cover di Don’t Cha finisce su YouTube, in un video che eccita e ipnotizza quei (quasi) nessuno. Per noialtri dell’Ezra-attore, invece, è piuttosto uno shock.
Il queer
Ombretto, rossetto, movenze sensuali, mani sia maschili sia femminili che accarezzano il corpo: suvvia, basta guardare il sopracitato video della cover di Don’t Cha per capire che Ezra Miller, di etichette che lo definiscano sessualmente, non ne vuole nemmeno parlare. O meglio, preferisce farlo lui. Come nel 2012, quando si dichiara queer, salvo poi spiegare meglio in un’intervista all’Hollywood Reporter del 2018 che «queer significa semplicemente no, non lo faccio. Non mi identifico come uomo. Non mi identifico come donna. Mi identifico a malapena come essere umano». Ed è così che viene fuori che l’Ezra-queer è anche l’Ezra-non-binary, nonché l’Ezra-poliamoroso un po’ con tutti, membri della band in primis.
Il fumatore di marijuana
Che sarà mai la marijuana? Per l’Ezra-fumatore (che nel 2011 ne fuma al punto da farsi beccare da un agente a un posto di blocco mentre ne è «coperto come fosse una trapunta»), solo qualcosa di «innocuo che aumenta l’apprezzamento sensoriale». Altro che arresto per possesso di droga: a leggerla così, sembra di stare di fronte a un figlio dei fiori. Peccato che per l’Ezra-fumatore non c’è pace e non c’è amore, e così il febbraio scorso la sua ex che lo ospita a casa diventa la «pezza di merda transfobica nazista» che gli vieta di fumare. Non solo: due mesi dopo, alcune fonti confermano a Rolling Stone America che l’Ezra-fumatore è quello che sì, ospita una giovane madre con i suoi tre figli nella sua fattoria del Vermont, ma che no, non si fa problemi se l’uso di marijuana è così massiccio da rendere l’aria irrespirabile (soprattutto) per i bambini. Mai che qualcuno si sogni di aprire la finestra, insomma: quella che affaccia sull’immenso campo coltivato a marijuana, ça va sans dire.
Il rissoso
Avercene di Ezra-fumatori, quando il problema sono gli Ezra-rissosi. Come quello che nel 2020, in Islanda, tenta di strangolare una donna in un bar di Reykjavík, prima di scaraventarla a terra. O quello che nel marzo 2022 alle Hawaii insulta e minaccia dei clienti di un karaoke bar, finendo sbattuto fuori; o che, solo tre settimane dopo, lancia una sedia in faccia a una ventiseienne perché gli è stato chiesto di andarsene dopo che lui, be’, si è introdotto in casa sua. O quello che minaccia di bruciare due coniugi, solo perché lo hanno beccato a rubare nella loro stanza. Ma aspettate un attimo: qui stiamo sfociando verso l’Ezra-ladro.
Il ladro
Una cosa è certa: le Hawaii hanno qualcosa che scatena il lato peggiore di Ezra Miller. Così non bastano più gli insulti e le scazzottate, ci vuole anche l’irruzione in una camera di un ostello e il tentativo di furto di carte di credito e documenti a una coppia di giovani coniugi. È ancora marzo 2022, è passato solo un giorno dalla rissa nel karaoke bar, ed ecco che l’Ezra-rissoso si trasforma nell’Ezra-ladro, che però non riesce a portare a termine il furto perché viene beccato dalla coppia. E mentre da parte di Miller volano minacce di bruciare vivi marito e moglie – e da parte dei due scatta la denuncia per ottenere un ordine restrittivo verso di lui – la cosa finisce così: nel silenzio. Forse perché nel frattempo l’Ezra-ladro si è trasformato nell’Ezra-ricco che paga per il disturbo.
L’armato
Ah, gli Stati Uniti! Quel posto dove puoi comprare una ciambella e puoi vincere una pistola. Non stupisce allora che esista anche una versione che è sempre armata, di quell’Ezra Miller di cui sopra. Così l’Ezra-armato è quello che tira fuori una pistola giocattolo al famoso karaoke bar hawaiano, ma anche (a dicembre 2021) una calibro 40 quando ha voglia di minacciare lo zio della sua amata Tokata Iron Eyes (ci torniamo) o di affermare che lui è la seconda venuta dopo Gesù Cristo. Intanto, alcune fonti sono nella sua fattoria nel Vermont a riprendere con il cellulare l’armamentario di pistole, fucili e persino armi d’assalto.
Il manipolatore
Immagina che Ezra Miller abbia ventitré anni, sia già un attore famoso, e decida di andare a una manifestazione in una riserva indiana in North Dakota. Immagina che lì Ezra conosca una bambina di nome Tokata Iron Eyes, che in quel 2016 ha solo dodici anni. E ora immagina che tra i due nasca un’amicizia ambigua, che va avanti anche l’anno dopo, quando lui la invita sul set di Animali fantastici e le offre droghe, e lei è ancora minorenne. Adesso vai avanti veloce fino al 2021, quando Tokata lascia l’università (che lui le stava pagando) per seguirlo, e poi fai un salto fino al gennaio 2022, quando i genitori di lei la trovano nella fattoria di lui: è drogata, ha dei lividi sul corpo, è senza documenti, cellulare, niente. Mettici che lei scappa per tornare da lui, che lui le ruba (ancora) i documenti, che lei arriva a minacciare con un coltello la propria madre, mentre lui le sbatte più volte una portiera sulle braccia per allontanarla. Mettici che «Tokata non è Ezra», ma Tokata pensa di esserlo. Mettici che intanto c’è anche un’altra famiglia, che lo scorso giugno ha chiesto un ordine restrittivo contro Miller per comportamenti inappropriati verso il figlio dodicenne, e mettici pure che il padre di quella donna ospitata nella fattoria del Vermont tema per i suoi figli a causa «dell’interesse e della manipolazione che Miller attua sui più giovani». Ora prendi tutte queste cose, sommale, e avrai l’Ezra-manipolatore, che, forse, è anche il più spaventoso di tutti.
Il malato
La comunicazione arriva a Variety lo scorso 15 agosto, e recita: «Avendo recentemente attraversato un periodo di intensa crisi, ora capisco che sto soffrendo di complessi problemi di salute mentale e ho iniziato il trattamento in corso. Voglio scusarmi con tutti per aver allarmato e sconvolto il mio comportamento passato. Mi impegno a fare il lavoro necessario per tornare a una fase sana, sicura e produttiva della mia vita». Infine fu così che, per mezzo di un rappresentante, parlò l’Ezra-malato. Quello che noi tutti, a dirla tutta, proprio ci aspettavamo.