La trap ci stava rompendo il cazzo. Ma di brutto. Senza pietà. Poi – per fortuna – è tornato Lauro.
Pour l’amour, l’ultimo disco di Achille con Boss Doms, registrato in un mese di reclusione in una villa-studio, dà una serie di possibili soluzioni per il futuro della trap italiana. Dà speranza ad un genere che sembrava essersi addormentato su se stesso. Siamo onesti: finita la sbornia dei primi beats di Charlie Charles e Sick Luke, ci siamo resi conti che questi ragazzi sono ottimi producers derivativi, ma la loro mancanza di cultura musicale li costringe in una preoccupante comfort zone che fatica a dare apertura e futuribilità. Niente di eccezionale come credevamo (o speravamo?).
Pour l’amour, in questo senso, è uno schiaffone alla scena. Boss Doms fa un lavoro strepitoso, sempre credibile, fresco, con una cura dei singoli suoni affascinante e un’attitudine che ti porta a muovere il culo anche dove dovresti vergognarti, come in El Ninho o Midnight Carnival, emblema delle due anime musicali del disco. Da un lato c’è la samba trap, un miscuglio di baile funk, latin trap, roba francese, dove i due dominano incontrastati in un campionato a parte, come la Juventus. Non a caso il loro remix di Thoiry è la hit rap del 2018 per potenza, personalità e stile. Dall’altra il cuore tamarro, discoteca anni ’90 e autoscontri, che trova l’apice in Angelo Blu, la riuscita collaborazione con Cosmo che apre il disco.
E poi c’è Achille. Sfacciato, senza pudore, vero. Sensuale, erotico, sessuale. Una popstar. Lo odi perché te lo chiede. E se apri il cervello lo ami per forza. Nella sua estetica queer (altra grande boccata d’aria in una scena boriosamente machista), nel suo uso languido della lingua francese, nei suoi sentimentalismi. Nei testi c’é la credibilità pauperistica da strada tra zingari zingari, motorini Scarabeo, amici con la terza media, il rovesciamento del ruolo uomo/donna (rosa come una borsa, come il cellulare che ho […] questa Vuitton come mi sta), un approccio all’amore senza filtri l’amore è prendersi il cuore e strapparlo (Mamacita), amare è mescolare i cuori e inghiottirli (Angelo Blu), ma amare poi non è scopare, il Paradiso sì (Penelope). Tutto in un timbro di voce insolente, che alterna il sussurrato ad urla distorte.
Achille Lauro è il Cristiano Ronaldo della scena trap. L’unica popstar italiana. Nel suo approccio alla musica, alla vita, ai social. Boss Doms è, invece, l’unico producer del genere ad aver cambiato marcia, messo la freccia, sgasando verso l’orizzonte. Pour l’amour è la dimostrazione che i dischi riusciti sono quelli che mostrano un futuro. Quello di Achille e Boss Doms, lette anche le loro dichiarazioni, è nella traccia di chiusura, Penelope, una ballad trap che, in un certo senso, riporta i due alla tradizione italiana, in una veste ancora inedita. Come due alieni che provano a parlarci nella nostra lingua per dirci qualcosa del domani.