Come K. Cole e Kendrick Lamar, Lecrae, rapper di Atlanta, è un iconoclasta di talento, che parla veloce e ribalta gli schemi.
Non c’è nulla nella sua musica che lo potrebbe tenere lontano dalle prime file della musica mainstream – a parte un inconveniente, che sta nella vecchia domanda di Kanye West: «Se parlo di Dio, qualcuno ascolterà il mio disco?».
Pubblicato dalla sua Reach (un’etichetta che diffonde un messaggio cristiano), il settimo LP di Lecrae è complesso, personale. La politica (lui è contro lo sfruttamento del lavoro e a favore della monogamia) convive con una gran carica emozionale (Good, Bad, Ugly parla con franchezza di abusi subiti).
Lui non vorrà giurarvelo, ma Anomaly colpisce più di ogni altro disco rap uscito in questo periodo.