La prima regola di Aphex Twin dice che non bisogna mai credere ad Aphex Twin. Alle cose che dice nelle interviste, soprattutto.
Per cui quando, in piena promozione di Syro, aveva dichiarato più o meno in ogni dove che una slavina di nuove pubblicazioni sarebbero arrivate di lì a breve, non l’abbiamo preso per niente sul serio. Poteva succedere, come poteva non succedere. Poteva essere una cavolata, come anche no. La regola, alla fine, è sempre una sola: vale tutto.
Per questo alla fine non siamo rimasti neanche troppo colpiti quando, all’incirca una settimana fa, è piovuto sulle nostre teste l’annuncio di un nuovo EP di più che prossima uscita. Così, di botto, senza clamori o dirigibili, stencil e fuochi d’artificio, ma sempre e comunque in pieno stile Aphex. Lo stile di uno che con una mano, quella che “poesse piuma”, ti accarezza e ti blandisce, mentre con l’altra, la mano che “poesse fero”, ti schiaffeggia e ti prende un po’ per il culo.
Nuovo E.P., quindi, ma lungo 13 tracce e per la durata di 27 minuti, ovvero la distanza media di quelli che oggi vengono considerati album veri e propri, pensato per essere la seconda parte di una prima che probabilmente non avremo mai la possibilità di ascoltare.
Il problema con la musica di Aphex Twin è più o meno sempre lo stesso: non puoi basarti solo sulle cose che senti e l’impressione che genera la musica, ma devi sempre buttare un occhio alla teoria perché altrimenti fai la figura di quello distratto, che non studia, che non sa le cose, che non si applica, e che non dovrebbe essere neanche degno di ascoltare le produzioni del nostro eroe.
Perciò siamo certi che in tantissimi troveranno interessanti e imperdibili queste prove di suono per strumenti acustici controllati attraverso un computer, ma sarebbe disonesto non ammettere che, appunto, è proprio di prove di suono che si tratta e se da un lato daremmo tutti volentieri una gamba o un braccio per passare delle ore in studio a osservare il buon Richard mentre smanetta sui suoi strumenti, dall’altra non possiamo non ammettere che riteniamo faticosissimo appassionarsi a un’uscita del genere.
Certo, i momenti alti non mancano – la traccia d’apertura, DISKPREPT1 e quella Piano un10 it Happenend che a tanti farà tornare in mente Avril14th – ma forse un lavoro con meno brani sarebbe stato più fruibile e opportuno.
OK, adesso non pensate male, sappiamo che ad AFX tutto interessa tranne fare musica che sia fruibile e opportuna, e infatti va bene così. D’altronde questo EP non è niente di diverso da quello che dice di essere fin dal titolo: la pubblicazione più onesta di questo inizio 2015, ma forse anche la più inutile.
Che poi, alla fine, la colpa è più o meno sempre la nostra, perché tra una cazzata e l’altra dovremmo imparare davvero a credere alle, poche, cose che Richard D. James decide di rivelarci nelle sue già sporadiche apparizioni.
Col tempo ci siamo tutti autoconvinti che si tratti di un perfezionista in fase terminale, quando ha in realtà sempre rivendicato con orgoglio il suo approccio istintivo alla musica: Aphex Twin registra cose tutti i giorni, non butta niente, magari ammucchia, magari si prende il suo tempo per farle uscire, ma poi alla fine sta sempre a te che ascolti decidere se prendere o lasciare. Per cui prendiamo, anche questa volta, anche se non siamo del tutto convinti.