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Ariana Grande sa bene cos’è l’eros

"thank u, next" è forse il disco più lento, sinuoso e sensuale che la cantante abbia mai firmato. Un ritorno edonista dopo un periodo buio della sua vita.
3.5 / 5

La ragazza romantica e fragile, e dall’altra la bad bitch insensibile che non si fa problemi a lasciarsi alle spalle cuori spezzati, delusioni e dolori: c’è sempre questo dualismo netto quando si parla di Ariana Grande. Un manicheismo che in un mondo ideale dovrebbe comporre contemporaneamente uber-donne e uomini, ma che nel quotidiano si risolve in una o nell’altra opzione. O duri, o di miele, e Ariana non solo non fa eccezione, fa addirittura scuola.

Già perché è lei quella che doveva chiamare Moonlight un album che poi è diventato Dangerous Woman, quella che entrava nelle case degli adolescenti nelle vesti della semplice Cat Valentine ma negli anni è diventata l’emblema della popstar ideale (giovane, tagliente, inarrivabile) che liquida la storia con l’ex con un lapidario thank u, next, quella che ha affrontato il dramma dell’attentato di Manchester con la forza che non tutti avremmo e poi ne è uscita più forte di prima.

E se questa teoria dell’alternanza fra dolce e salato, fra tondo e appuntito, fra carota e bastone, dopo un album decisamente dolce come Sweetener arriva inevitabilmente un thank u, next. Nessun featuring, molta meno sdolcinatezza rispetto al passato, più voglia di divertirsi (non a caso il singolone di punta invita a break up with your girlfriend, i’m bored). Proprio come quando, ed è proprio questa la situazione, dopo una storia tormentata hai solo voglia di uscire la sera e fare, ehm, danni.

È forse il disco più ad alto tasso erotico mai firmato da Ariana, un’equivalente al femminile del Justin Timberlake dei tempi di FutureSex/LoveSounds, ma con molta più coesione fra i brani. Lenti, sinuosi, senza sbalzi che deconcentrino. Insomma, il disco perfetto per fare da sottofondo a del sano, spensierato sesso.

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