Cosa fai, se uno sconosciuto è entrato a casa tua mentre tua moglie stava facendo la doccia, e qualcosa, ma non si sa cosa, deve essere successo, perché lei poi è svenuta e non si ricorda nulla? Insomma, tu, marito, cosa fai? Soprattutto se poi riesci a trovare l’uomo che è penetrato nell’intimità della tua famiglia e tutto questo non è capitato a Berlino o a Parigi, ma a Teheran. Oggi. Questo è il nodo centrale dell’ultimo film di Asghar Farhadi, Il cliente, che a Cannes ha vinto migliore sceneggiatura e miglior attore protagonista per Shahab Hosseini nel ruolo di Emad, il marito di Rana (la bella Taraneh Alidoosti), che indaga in un società così maschile e così diversa dalla nostra. E si prepara a una vendetta, mentre sua moglie perde qualsiasi allegria. Il cliente è più difficile da capire da un pubblico europeo, perché tocca temi legati al sesso e alla privacy che noi viviamo in maniera diversa. Emad, il marito, decide di non dire niente, anche per non pregiudicare il buon nome della moglie, e di farsi giustizia da sé. La situazione ricorda i nostri anni ’40, neanche ’50. Ma il meccanismo da giallo psicologico d’alta classe funziona. E Farhadi è bravissimo a costruire e a tenere insieme tutta la situazione. E insegna: mai fare la doccia con la porta aperta.
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