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‘Burning’, finalmente il mondo di Murakami ha un film all’altezza

Il racconto dello scrittore giapponese 'Granai incendiati' diventa un thriller straordinario dove i temi della famiglia, dell'invidia e della giustizia si intrecciano con eleganza. Non lo dimenticherete facilmente
4.5 / 5

Questo incredibile thriller a fuoco lento del regista sudcoreano Lee Chang-dong arde con una potenza che vi toglierà il fiato. Burning – L’amore brucia inizia come una storia d’amore tipo il Il talento di Mr. Ripley: Jongsu, aspirante scrittore interpretato da Yoo Ah-in, cade sotto l’incantesimo di Haemi (Jun Jong-seo), uno spirito libero in abiti succinti che vende prodotti nei mercatini. Lui non ricorda che erano compagni di scuola; lei ricorda che la chiamava “brutta”. Jongsu è bloccato nel Paese a prendersi cura della fattoria sgangherata vicino al confine nordcoreano di proprietà del padre irascibile, arrestato con l’accusa di aggressione ai danni di un vicino. Ma dopo che la coppia ha fatto sesso nel piccolo appartamento di Haemi, Jongsu è così preso dalla giovane donna che accetta di prendersi cura del suo gatto, Boil (lo ha trovato in un locale caldaie), mentre lei è in vacanza in Africa per placare la sua “fame” di esperienze di vita. Ogni giorno, quando arriva all’appartamento di Haemi, Jongsu si masturba mentre guarda fuori dalla finestra un mondo vastissimo che sembra al di là delle sue possibilità.

Sembra una piccola storia di due giovani sognatori – fino al brusco cambio di marcia quando lui va all’aeroporto a prendere Haemi solo per trovarla in compagnia di Ben (Steven Yeun), un playboy bello e ricco che ha incontrato all’estero. Lo spaccone guida una Porsche e butta lì con disinvoltura che la sua occupazione non è un lavoro ma un “gioco”. Intossicato dallo stile di vita di Ben, Jongsu si ritrova in competizione con questo nuovo amico sempre educato e generoso che sembra avere tutte le carte in mano. E se Haemi fosse convinta che Ben è l’unico in cui può riporre la sua fiducia, perché è l’unico che può nutrire la sua “fame”? Segue una visita a sorpresa alla fattoria del padre di Jongsu, dove fumano erba e lei balla nuda all’aperto. “Lo fanno solo le puttane”, scatta geloso Jongsu. Più tardi, mentre Haemi dorme, Ben confessa di avere un vizio. Gli piace dare fuoco alle serre per il puro piacere di vederle bruciare.

Quello che succede dopo dovrete scoprirlo da soli, diciamo però che vengono destati dei sospetti, qualcuno scompare e Jongsu cerca risposte. Lee e il co-sceneggiatore Oh Jung-mi hanno adattato il racconto di Haruki Murakami Granai incendiati, che non a caso è il titolo di una storia breve del 1939 di William Faulkner, il preferito dichiarato del protagonista. Il gioco del gatto col topo che ne segue è pura suspense. Ma Lee non chiede al pubblico di sedersi per due ore e mezza a guardare un whodunit. Burning esplora temi che hanno a che fare con famiglia, classe, invidia, criminalità, giustizia approssimativa e ciò che Faulkner chiamava “il cuore umano in conflitto con se stesso”. Con il prezioso aiuto del direttore della fotografia Hong Kyung-pyo, dei montatori Kim Hyun e Kim Da-won, del compositore Mowg e di tre performance stellari da parte degli attori, Lee ha realizzato un film ipnotico e inquietante, che trascende il genere per scavare in profondità nella condizione umana. Non riuscirete a togliervelo dalla testa.

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