L’album del 2015 di Courtney Barnett Sometimes I Sit and Think, and Sometimes I Just Sit sembrava il debutto di un’artista col senso della melodia di una veterana del power pop, l’abilità narrativa di una brava romanziera, lo spirito di una sceneggiatrice di sitcom d’alto livello. Barnett avrebbe potuto costruirci su un’intera carriera, ma è un’artista empatica e una persona interessata a trovare il suo posto in un mondo che le appare brutale. E così il suo secondo album Tell Me How You Really Feel raccontava i dubbi di una rocker a proposito del suo scarso successo e conteneva un grande pezzo sulla pazienza che serve per avere a che fare con certi fan inquietanti.
Il suo meraviglioso terzo album Things Take Time, Take Time è il suo più intimo e pensieroso, pieno di osservazioni sulla quotidianità e saggezza ironica. Cresce lentamente: ascoltatelo con attenzione e vi piacerà sempre di più.
Si apre con Rae Street e con Barnett che guarda il mondo dalla sua finestra a Melbourne, in Australia. Accompagnata da una chitarra acustica, la cantautrice mette assieme quadretti di vita quotidiana (i vicini rumorosi, i genitori che insegnano ai figli ad andare in bici) e preoccupazioni più grandi (“accendete una candela per chi soffre”), per poi descrivere in modo scherzoso il suo posto in questo mondo: “Speranze e preghiere, anche se in buona fede, non significano nulla finché non ci sarà un cambiamento… Credo che oggi cambierò le lenzuola”.
Come suggerisce il titolo dell’album, le canzoni fanno toccare con mano il carattere ripetitivo della vita. Turning Green parla della bellezza del cambiare delle stagioni; in If I Don’t Hear From You Tonight Barnett canta di leggere la Bibbia. In Write a List of Things to Look Forward To, la lista del titolo comprende la lettera di un amico e il giorno in cui potranno “osservare il mondo che brucia”.
Da Before You Gotta Go a Here’s the Thing, lo stile chitarristico di Barnett ricorda una versione notturna del jangle di Yo La Tengo o Velvet Underground. Insieme a lei c’è la grande batterista Stella Mozgawa, sempre brava a tirare fuori ritmi perfetti per accompagnare le sfumature sottili dello stile della chitarrista.
Ovviamente, il disco riflette questo tempo segnato dal Covid, ma i sentimenti di meraviglia e le preoccupazioni, la nostalgia e la speranza che racconta sono eterni. Così come il senso dell’umorismo, da sempre una delle armi migliori di Barnett contro ogni torpore e difficoltà. Certo, la ripetitività della vita può diventare surreale, il capitalismo ci rende schiavi e il mondo va a fuoco. Ma come dice a un amico in Take It Day by Day, la canzone più breve e cantabile del disco, “non mettere il coltello nel tostapane, vivere è come stare sulle montagne russe”. Ed è una corsa che Barnett vuole vivere al suo ritmo.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.