Prodotto da Michelle e Barack Obama e diretto da Nicole Newnham e Jim LeBrecht, questo importantissimo documentario è l’esempio definitivo dei film che chiamiamo “ispiratori”. Questo durissimo pugno allo stomaco è la storia della nascita, negli anni ’50, di Camp Jened, simpaticamente soprannominato “Crip Camp”, una colonia estiva nello Stato di New York dedicata a ragazzini disabili. Situato vicino a Woodstock, il campo era organizzato da hippy privi di esperienza, a cominciare dal fondatore Larry Allison, mosso dalle migliori intenzioni. Negli anni ’70, Crip Camp era diventato il paradiso dei bambini disabili, tra cui lo stesso LeBrecht, nato con la spina bifida; lì quei bambini impararono che potevano ridere, innamorarsi, fare a botte ed essere se stessi, lontani da quel mondo che spesso li teneva a distanza.
Grazie a incredibili filmati d’archivio, girati dal collettivo giornalistico People’s Video Theater tra il 1970 e il 1972, vediamo questi ragazzini assaporare per la prima volta un vero senso di appartenenza. Sono loro stessi a svelarci la scala gerarchica del campo, che pone in cima i “polios” (poliomielitici) e alla base della piramide i “CPs” (quelli affetti da paralisi cerebrale). Sesso, droga e rock’n’roll fanno la loro parte, alla faccia delle sedie a rotelle. C’è persino un’esplosione di piattole tra gli ospiti del campo, che fa catarticamente morire dal ridere. Applausi allo spirito ottimista del co-regista e narratore LeBrecht, carismatico teenager coi capelli da fricchettone che diventerà uno dei principali leader del campo.
Lo stesso percorso della futura attivista Judy Heumann, una forza della natura capace di andare a ruota libera su qualsiasi argomento, dal menu del campo estivo alla sua vita sessuale. Molti anni dopo la sua esperienza a Crip Camp, ha fondato l’organizzazione Disabled in Action e ha criticato le amministrazioni di Nixon e Carter al punto da portare all’emanazione nel 1973 del Rehabilitation Act, che avrebbe reso tutti i luoghi pubblici, compresi scuole, biblioteche e ospedali, accessibili e privi di barriere architettoniche. Heumann sapeva che il passaggio del decreto sarebbe stato fondamentale, ma che la vera sfida sarebbe stata renderlo effettivo. I materiali di repertorio ci mostrano questa combattente, schierata insieme ad altri ospiti e sostenitori di Camp Jened, inscenare nel 1977 un sit-it di 25 giorni davanti al Dipartimento della Salute, dell’Educazione e del Welfare di San Francisco. E ci fanno vedere come questa donna piena di energia, oggi 72enne, sia passata dall’aprire i propri occhi su tutto quello che la vita avrebbe potuto darle al mettere la sua stessa vita al servizio della causa.
È nella seconda parte del film che i registi si focalizzano su Heumann e gli altri ospiti del campo capaci di tradurre la loro esperienza personale in un movimento nazionale. In nessun momento perdiamo di vista il fatto che questa vittoria in tema di diritti civili è il risultato di un esperimento sociale che allora era visto come un’utopia. Usando la loro voce nelle manifestazioni di protesta, questi ragazzi contribuirono a far passare il rivoluzionario Americans With Disabilities Act nel 1990. Questo documentario è la prova del fatto che stanno ancora cambiando il mondo.