Fratello banjo, dove sei? È questa la domanda che ha assillato i Mumford & Sons dopo l’uscita del loro penultimo album, Wilder Mind.
Fan della prima ora e nostalgici del folk, tranquilli: la band ha ripreso in mano gli strumenti tradizionali e registrato questo Delta in cui confluiscono passato roots ed evoluzioni pop, ballate acustiche e sterzate electro, atmosfere fumose da club del Greenwich Village anni ’60 ed esplosioni sonore da grande arena. «Ci siamo sentiti più liberi, perché tornavamo ai nostri strumenti acustici», ha detto il chitarrista Winston Marshall. «Musicalmente è un disco senza confini».
Prodotto da Paul Epworth (in curriculum, Ghost Stories dei Coldplay, un Oscar per Skyfall e diversi Grammy), trainato dall’ispiratissimo singolo Guiding Light, è un disco introspettivo, fatto di canzoni intense, coinvolgenti, soprattutto quando si discostano dai cliché del gruppo: una su tutte, Darkness Visible, un tributo al seicentesco Paradiso perduto di John Milton in cui è un piacere perdersi.