Dopo il successo del suo romanzo d’esordio, Ready Player One – bestseller internazionale, Bibbia per nerd di tutto il mondo (tra cui Mark Zuckerberg), e adesso pronto a diventare un film diretto da Steven Spielberg – Ernie Cline poteva benissimo intitolare il suo successivo lavoro State bassi con le aspettative, oppure direttamente Il mio inferiore secondo romanzo. E infatti, mettiamolo subito in chiaro, Armada non è all’altezza di RPO. Fin dal concepimento, è stato destinato a vivere all’ombra dell’ingombrante fratello maggiore.
Le band che hanno sfondato con il primo album lo sanno fin troppo bene: dopo puoi farti il culo fin che vuoi, ma la gente continuerà a preferire il tuo esordio. Infatti la critica ci sta andando giù abbastanza pesante, nei confronti di Armada; anche se il giudizio dei lettori, a giudicare dai commenti di Amazon e Goodreads, per il momento è un po’ più benevolo. Tutto dipende da quanto uno è nerd. E questo è un romanzo per nerd irriducibili, fondamentalisti: è il wet dream di chi ha passato la giovinezza davanti ai videogames, trascurando attività all’aria aperta e incontri sottocoperta, con la speranza che un giorno tutto quel tempo, quelle energie, quella fantastica coordinazione oculo-manuale sarebbero state ricompensate.
Il plot di Armada è molto, molto simile a quello di RPO: al posto delle battaglie virtuali alla ricerca di un tesoro/contro una bieca multinazionale – che costituivano buona parte dell’azione nel romanzo d’esordio – qui abbiamo guerre spaziali radiocomandate (trattasi in realtà di teletrasporto quantistico, assicura l’autore) per respingere un’invasione aliena. Il protagonista, Zack Lightman, ha poco meno di diciotto anni ed è uno dei migliori giocatori del mondo nel videogame che, appunto, dà nome al romanzo. Un giorno scopre che una cospirazione governativa ha modellato per decenni l’industria dei videogames, del cinema e della letteratura allo scopo di allenare generazioni di combattenti per il compito di difendere la Terra.
I successivi sviluppi della trama sono piuttosto prevedibili, sia nel ricalcare alcuni topos (o stereotipi, a seconda dei punti di vista) della fiction sci-fi, sia nel riprendere situazioni e personaggi già visti in RPO: la fidanzata nerd (ma carina) pronta a innamorarsi di Zack grazie a un’esoterica citazione di Star Trek o di Iron Eagle; gli adulti che, come tutte le altre voci del romanzo, nessuna esclusa, hanno una conoscenza quasi totale della cultura pop degli ultimi trentacinque anni – la stessa del loro autore.
Si potrebbe dire: perbacco, la trama di Armada è il perfetto mix di The Last Starfighter (in Italia brillantemente ribattezzato Giochi Stellari) e Ender’s Game! E in effetti è proprio così. Qualcuno deve averlo fatto notare anche al suo autore, che si è preparato una risposta: la differenza, secondo Cline, è che Armada cita direttamente questi titoli, che costituiscono parte fondante della trama: «Nei film di zombie, nessuno ha mai visto un film di zombie». Sembra una giustificazione un po’ troppo sottile, per convincere davvero.
Ma adesso che la nostra parte obiettiva ha fatto il suo dovere, possiamo rivelare che Armada si legge in un lampo, e per i nostalgici del nostro passato prossimo è un piacere e una miniera di riferimenti che solleticano le parti più intime della memoria. Alla lunga gli amici che vivono di citazioni nerd smettono di divertire, diventano anche un po’ ridicoli. Ma ognuno di noi è un fanboy a modo suo, e se lo desidera ha tutto il diritto di crogiolarsi nell’idea che l’età dell’oro della propria vita sia già passata. Ernie Cline è lo spacciatore di queste visioni nerd, e conosce bene cosa vogliono i suoi clienti. Però noi sappiamo bene – e anche questo è un topos – che i pusher che tendono ad amare troppo il proprio prodotto rischiano grosso.