Indossando una maglietta degli Atlanta Braves, i capelli ramati raccolti sotto la visiera, Faye Webster ha un aspetto insolito per essere una cantautrice indie-folk. È il tipo di persona che vorresti si imbucasse al tuo barbecue estivo, dove finirebbe per nascondersi in un angolo, agitando lo yo-yo e osservando la scena con distacco. Tuttavia, nel suo secondo LP Atlanta Millionaires Club – dieci canzoni di solitudini burrascose e visioni introspettive –, la festa prevede un solo invitato.
“Looks like I’ve been crying again over the same thing”, dichiara nell’opener Room Temperature prima di abbandonarsi al ritornello, in cui ripete e ripete ancora “I should get out more”, accompagnata da un’ariosa steel guitar. Webster canta della sua solitudine per tutto l’album, in cui tesse la sua ragnatela di ritmi sinuosi e versi malinconici. “I think that tonight I’ll leave my light on”, canta nello splendido singolo Kingston, “‘cause I get lonely when it’s out, and I miss you right about now”. Troppo triste? Forse. Affascinante? Assolutamente.
Faye Webster ha 21 anni ed è cresciuta ad Atlanta. È per questo, forse, che riesce a mescolare senza sforzo l’R&B e indie-folk. Un mix che funziona particolarmente bene in Pigeon, dove la steel guitar e una tastiera stravagante danno vita a un arrangiamento che ricorda Waterfall delle TLC. “I used to make my bed / but now I see no point in it”, canta. Nella seducente Flowers è accompagnata da Father, un rapper di Awful Records, l’etichetta di Atlanta che ha lanciato la carriera della cantautrice. “Why won’t you come here to visit? Why do you only speak of it?” chiede in Come to Atlanta, un brano colorato dal sassofono in cui chiede a un amante di raggiungerla nella città dove tutto è cominciato. “I only want that with you”.
Tra le sue ispirazioni Webster cita Aaliyah, ed è facile capire perché la star dell’R&B l’abbia colpita così tanto. Non importa se si tratta di cuori spezzati e chitarre tropicali (Hurts Me Too) o di vecchi rimpianti poggiati su ritmi R&B (Johnny), Faye Webster supera i confini dei generi musicali con una semplicità rara tra i musicisti di oggi. Affonda nelle sue emozioni e le indossa insieme alla sua maglia degli Atlanta Braves. E anche se a volte ascoltare la sua vulnerabilità e il suo malessere può sembrare stancante, è l’esplorazione di sé a far sì che ne sia valsa la pena.