Mi ha colpito molto, prima ancora del disco, quanto sia cresciuto Frank Ocean in Blonde. Nel video di Nikes Frankie si mostra per la prima volta tutto glitterato e con del mascara sugli occhi, come a voler rincarare la dose di coraggio che già anni fa lo aveva portato a rompere il tabù omosessualità, in un mondo ancora poco disposto a parlarne come il R&B. C’era molta paura che Blonde finisse per essere la tipica sòla dell’hype e forse per qualcuno lo è stata. Colpa di Channel Orange che, per quanto immenso, ci aveva fornito una visione distorta di Frank Ocean. Il ragazzo del profondo South trasferito a Los Angeles per cercare qualcuno che potesse apprezzare il suo mostruoso talento nello scrivere canzoni. In Blonde, invece, riaffiorano rarefatti i ricordi della sua New Orleans, gli spiritual ascoltati in chiesa da bambino (Solo) e i vecchi 45 giri soul di sua madre (Pink + White feat. Beyoncé). Il nuovo Frank, sembra impossibile, ci piace più del vecchio.