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Funk Is Not Dead: il groove infinito di Bootsy Collins

Ghemon racconta il nono album solista del bassista leggendario che, con i suoi occhiali a stella, ha scritto la storia con James Brown e Parliament-Funkadelic
3 / 5

Bootsy Collins è uno di quei nomi che, seppure sconosciuto al grande pubblico pre e post millennial, può essere annoverato tra le leggende viventi della musica moderna. Questo “giovanotto” di 66 anni ha contribuito a mettere le fondamenta per la rivoluzione della musica nera (e non) degli anni ’70, militando prima negli originali Jb’s (la band di James Brown) e poi nel collettivo Parliament-Funkadelic, dove, affiancandosi all’estro di George Clinton, ha dilatato le percezioni e la fantasia del ritmo, rendendo il funk un genere da classifica che ha influenzato generazioni di musicisti negli anni a venire (chiedere a Pharrell, D’Angelo o Childish Gambino).

World Wide Funk è il suo nono album solista, ma non si discosta da una formula ormai collaudata da almeno quattro decadi: incedenti e contagiosi riff di basso ripetuti all’infinito, groove appiccicosi che ti fanno muovere la testa anche se non vuoi, un’ironia ai limiti del lisergico e una manciata di ospiti. Cos’ha, perciò, da cercare e portare alla luce oggi, un pioniere del suo calibro? Bootsy chiama a raccolta vecchie glorie come il compianto socio Bernie Worrell, Stanley Clarke o Chuck D dei Public Enemy ma anche giovani talenti tipo Musiq o Kali Uchis.

È proprio quest’ultima a rivelarsi la combinazione riuscita del disco: la cantante colombiana affianca e completa, senza strafare. L’uomo con gli occhiali a forma di stella, che sia al basso, alla voce o finanche quando sta defilato, è il deus ex machina di tutta la baracca; il suo gusto è impresso nelle scelte più sottili e aleggia attorno alle melodie, pure quando gli altri fanno confusione e si sbrodolano in tecnicismi sterili per impressionare il proprio idolo.

È un viaggio godibile e divertente questo World Wide Funk, che non suona contemporaneo ma è lo stesso attuale. Questo suono è senza tempo e probabilmente non corre sullo stesso tracciato delle classifiche di Spotify: proprio perciò, gli perdoniamo senza batter ciglio anche qualche episodio meno a fuoco di questo album. W il Funk! Gianluca “Ghemon” Picariello

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