Castello Nero, Dorne, Approdo del Re, Braavos e Meeren. Il primo episodio della sesta stagione de Il Trono di Spade, intitolato The Red Woman, riprende da dove la quinta si era interrotta: Jon Snow morto, riverso nella neve, gli occhi persi nel vuoto. La serie tv della Hbo diventa ancora più politica: in una panoramica velocissima, ritroviamo tutti i protagonisti dove li avevamo lasciati, chi pronto alla vendetta, chi alla guerra; chi solo o in fuga, chi morto o prossimo alla morte. Il nord freddo e inospitale, i Guardiani della Notte separati; Approdo del Re pronta al collasso, e le città di Essos sempre più vive e caotiche.
È difficile dire, fin da questo primo episodio, che direzione prenderà la stagione (ed è altrettanto difficile poter tracciare una differenza netta tra prima e dopo, quello che è stato e quello che, nelle prossime puntate, sarà). Sono stati rimessi sul tavolo alcuni dei temi più importanti e discussi (ma Melisandre può o non può riportare in vita Jon Snow? Che fine farà Daenerys? Tyrion, adesso, come governerà da solo la città di Meeren?). Il fantasy fa un passo indietro, e viene avanti la realtà. Politica, intrighi, assassini – già a partire da questo primo episodio. C’è un colpo di stato – di cui non vi diremo niente – e c’è più di un atteso incontro. È chiara l’intenzione della Hbo di velocizzare il racconto, di portare tutte le famiglie e le case di Westeros a uno scontro diretto, prima della guerra finale contro i non-morti (che no, in questo episodio non compaiono nemmeno per un secondo). È la lotta del bene contro il male, ed è pure la distinzione sottile tra quello che crediamo sia giusto e quello che lo è veramente. Non ci sono vincitori, ma solo vinti.
I Lannister sono pronti a vendicarsi (“un Lannister paga sempre i propri debiti”) e Daenerys Targaryen è di nuovo tra i dothraki: sola, come lo è stata durante la prima stagione. I Baratheon sono stati sconfitti e i Bolton si preparano a scendere nuovamente in guerra. The Red Woman è solo un riassunto – sembra poco ma non lo è – in cui molti dei personaggi secondari vengono avanti e prendono il posto di quelli che non appaiono, o di quelli che sono morti. La magia dei Sette Regni è più vera e palpabile che mai: i rituali, il sangue e gli amuleti, i vecchi dei che incontrano quelli nuovi.
Ma come sempre, al centro della scena, torna l’uomo comune: Tyrion che si ritrova a dover sostituire Daenerys; Ser Davos che deve prendere una decisione; Melisandre, sacerdotessa, profeta e soprattutto donna. E poi c’è Arya: a Bravoos, privata della vista, dovrà imparare a servire il Dio dai Mille Volti. The Red Woman ritaglia molto più spazio alle donne che agli uomini: Cersei e le Vipere Rosse di Dorne prime tra tutte. Il gioco del Trono continua e si fa sempre più micidiale: la lotta per governare, diventa la lotta per la sopravvivenza.