Il pioniere del synth-pop si lancia nel racconto fantascientifico di un futuro distopico (con tutti i cliché: il riscaldamento globale, l’apocalisse ambientale, gli umani che devono adattarsi) e dimostra perché gente come Reznor lo ha sempre considerato un’ispirazione.
Un concept album in piena regola, con temi tra Diamond Dogs di Bowie, Mad Max e i Muse; un progetto ad alto rischio se non avesse atmosfere curatissime, strane influenze mediorientali e un suono intenso e coinvolgente in cui la voce di Numan ti tira dentro.
L’elettronica è soprattutto immaginazione e Numan è uno che ha anticipato l’industrial. Oggi non inventa più niente ma costruisce mondi intorno alla sua visione irreale della musica.