Che l’ex Supergrass fosse cresciuto definitivamente (anche perché siamo entrati negli anta) e non fosse più il cazzone con le basettone l’avevamo sospettato già dallo scorso Matador, piccolo gioiellino forse passato un po’ troppo in sordina.
Con World’s Strongest Man, Coombes si innamora e va a scavare nel pop contemporaneo, creando un lavoro eterogeneo che sembra comprendere tutto il melting pot musicale di oggi, dalle venature soul alle tirate rock – quasi stoner, occhio a Deep Pockets che sembra un pezzo da Qotsa ultima versione.
Lui dice di essere andato in fissa con Frank Ocean e il krautrock dei Neu!. Sicuramente del primo ha pescato le atmosfere sognanti (in Shit) dal secondo il ritmo (Wounded Egoes). Ma al di là degli ascolti che l’hanno fatto nascere, World’s Strongest Man suona come vorremmo suonasse l’indie uk di oggi, che spesso ha troppa poca voglia di sperimentare.