Rolling Stone Italia

‘Gentleman’, Gué Pequeno diventa materia di studio

È un disco quasi perfetto, pronto a essere copiato da tanti
5 / 5

Il rap è roba seria. Lo scrivemmo come strillo della nostra cover di Rolling un anno fa, quella con Marra e Gué; lo ribadisce proprio Gué con questo nuovo, bellissimo album. Perché Gentleman è la definitiva sprovincializzazione del rap italiano, nata dalla consapevolezza che solo un continuo – serio – lavoro di ricerca e aggiornamento dell’evoluzione mondiale della musica urban può consolidare un genere troppo spesso vittima delle hit del momento. Non basta più venire dalla strada per conquistarsi rispetto e credibilità, non basta un singolo nella classifica a fare un artista.

Questo Gué Pequeno – ormai professore in cattedra dell’hip hop italiano – lo sa bene, e la sua nuova produzione sembra nata per diventare “materia di studio” per tutta la scena. Se la tendenza global è la latin trap (basta farsi un giro nei parchi di periferia la domenica per sentirla uscire dai subwoofer) ecco Milionario con El Micha; se il flow del rapping si può evolvere in un cantato post-trap con un più di un punto in comune con la canzone tradizionale italiana, il riferimento d’ora in poi saranno Non ci sei tu, Trentuno Giorni (ghetto più anni ’80) e Oro Giallo, uno dei pezzi migliori grazie anche al featuring di un altro curioso sperimentatore come Luché; e se la messa in fila di rime e barre può diventare anche in Italia uno script di fiction balorde o una “canzone della mala” reloaded, questa strada la inaugurano La mia collana (vero inno bling bling) e La Malaeducazione, storia di carcere con i fiati di Enzo Avitabile.

Prof. Gué non dà solo lezioni di swag alle giovani generazioni ma – da buon antropologo del ghetto – osserva la nuova scena prendendone i pezzi migliori per portarli a un livello sempre più alto: Sfera Ebbasta in Lamborghini (hit dal primo ascolto), Tony Effe della DPG in Scarafaggi per le rime, Charlie Charles – ipnotico orientale in Relaxxx con pure Marracash – e Sick Luke – che produce il capolavoro Oro Giallo – per le basi.

Un album quasi perfetto, pronto a essere copiato da tanti, che alza il livello di qualità, senza più preoccuparsi (con la spocchia del fuoriclasse tipica di Gué) di essere suonato alla radio o trasmesso in tv. Anche senza di loro, lo ascoltano tutti, basta vedere la classifica di Spotify.

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