Se conoscete Mad Men, avete ben chiaro di quante sfumature psicologiche Matthew Weiner, creatore della seminale serie tv, sia stato capace di dipingere Don Draper e gli altri personaggi. Ma qui, alla prima prova narrativa, sorprende lavorando di sottrazione: oggi è il romanzo a rischiare di apparire superficiale, non la tv. In Heather, più di tutto due vite opposte si incrociano, con effetti distruttivi.
Quella della 14enne Heather, cresciuta da un padre borghese e complice e una madre iperprotettiva, procede in modo relativamente sicuro, fino al giorno in cui diventa oggetto dell’ossessione di Bobby, manovale ed ex carcerato che ha ucciso la madre tossica. Se le descrizioni delle nevrosi di coppia sono la specialità di Weiner, l’evoluzione di Bobby da vittima di un’infanzia di orrori a potenziale serial killer, per quanto plausibile, appare un po’ frettolosa.
Ma il suo mostruoso bisogno d’amore risulta in qualche modo comprensibile, mentre, paradossalmente, Heather rimane un personaggio piatto, il cui unico scopo è attirare e deflettere le attenzioni altrui. Weiner è bravo a convogliare nella prima metà del libro gli elementi che reagiranno tra loro nella seconda: ha avuto il coraggio di uscire dalla sua comfort zone per scrivere un noir minimalista. Nel complesso il risultato lo premia.