Lyra Belacqua, la giovane eroina di His Dark Materials, passa un sacco di tempo a chiedere agli adulti di spiegarle cosa stia succedendo intorno e lei, e perché. Di solito gli stessi adulti cercano di cambiare argomento o le dicono che non è ancora pronta per sapere certe cose. «Devi fidarti di noi», continuano a ripeterle.
His Dark Materials parte proprio così, facendovi sentire come gli adulti fanno sentire Lyra. Lo show, basato sui romanzi di Philipp Pullman (il primo, La Bussola D’Oro, è già diventato un film per il cinema nel 2007), ha moltissimi segreti, nessuno dei quali pronto per essere rivelato. E si spera che chi guarda sia paziente e fiducioso.
Sfortunatamente, i primi episodi fanno poco per guadagnarsi questa fiducia. La storia si concentra moltissimo su alcuni particolari, lasciando allo spettatore tante, troppe domande.
Lo show è ambientato in una versione parallela dell’Inghilterra degli anni ’50 decisamente più avanzata dal punto di vista tecnologico (navicelle di metallo volano nel cielo, per esempio). Tutte le persone sono accompagnata da un daemon, una manifestazione esterna della loro anima in versione animale. Per i bambini come Lyra (Dafne Keen), il daemon non ha ancora una sembianza precisa, e si trasforma in diversi animali fino al raggiungimento dell’età adulta, quando si stabilizzerà una volta per tutte. Il potere è esercitato dal Magisterium, un ordine religioso che censura ogni forma di insegnamento o lettura non conforme alla sua dottrina.
Molti di questi aspetti sono trattati come se fossero comprensibili dal pubblico. Purtroppo, spesso non lo sono. Non è mai chiaro, per esempio, quanto sia importante il ruolo del Magisterium, né il livello di influenza che esercita sulle persone. Lyra è cresciuta in un college che è una sorta di zona franca, ma è molto vago anche questo. Quando lo zio Asriel (James McAvoy), si presenta al college con le sue scoperte su una sostanza paranormale chiamata Polvere, la facoltà reagisce come se le sue scoperte fossero scandalose ed eretiche. Ma lo show non sviluppa mai bene questo punto, nonostante il Magistero continui la sua ossessione su come fare per controllare la Polvere.
Chi scrive non ha letto i libri, ma da quello che ho capito è che il Magisterium è una versione hardcore della Chiesa Cattolica che non ha mai ceduto il suo potere.
Thorne e tutte le persone che hanno lavorato alla serie HBO, tuttavia, continuano a sostenere che lo show non attacchi nessuna religione, tantomeno quella cattolica, anche perché spesso non risulta essere molto remunerativa come mossa (non fu mai realizzato un seguito de La Bussola D’Oro anche perché ci furono molte proteste da parte di gruppi cristiani). Senza questo parallelismo però, il Magisterium è solo un’organizzazione generica guidata da persone che perseguono obiettivi altrettanto generici.
Anche i daemon, animaletti di cui vi parlavamo prima, sono articolati in maniera poco chiara. A volte identici al loro padrone, altre volte l’opposto. Parti della serie sono raccontate dal punto di vista innocente di Lyra, ma non tutte. La maggior parte degli adulti, salvo i Gyziani, una tribù nomade, nasconde troppi segreti. Il che significa che troppe cose succedono senza che nessuno le spieghi. Per fortuna però, ci sono anche cose che funzionano.
Come Mrs. Coulter, Ruth Wilson di The Affair, anche lei enigmatica ma intrigante quanto basta per farcela amare. Menzione d’onore anche per Lee Scorseby, una sorta di Han Solo fantasy, che nel quarto episodio arriva per dare una boccata d’aria alla serie.
Dopo tre ore di schiarita narrativa, il tono si alleggerisce considerevolmente e l’azione inizia sul serio. Troppo è ancora tenuto nascosto – a Lyra e al pubblico – perché la storia sia coinvolgente come vuole essere, ma superati i primi episodi abbiamo capito perché i libri di Pullman sono diventati un tale fenomeno.
I grandi racconti fantasy ambientati in mondi simili al nostro non hanno bisogno di sillabare tutto per il pubblico. Game of Thrones, per citare la precedente serie di HBO di questo genere, si è rivelata molto lentamente nel tempo. Ma aveva personaggi molto convincenti fin dai primi episodi e i conflitti erano chiari, anche se non sapevamo tutti i retroscena. His Dark Materials è molto più parsimonioso sul fronte del personaggi e tratta i suoi segreti come ganci fini a se stessi, anziché come fattori chiave per sviluppare una storia da raccontare più chiaramente.
Dopo l’ennesima volta in cui un adulto devia una delle domande di Lyra suggerendo è meglio che lei non conosca la risposta, lei grida: “Sono stanca di sentirmelo dire!”. Forse dovrebbero ascoltarla di più. Farebbero bene a darle qualche risposta in più. A lei, e anche a noi.