Recita (se per caso avevate qualche dubbio, Logan lo ha spazzato via), canta e balla meravigliosamente (se non avete ancora visto Les Misérables, fatevi un favore: guardatelo). Hugh Jackman è nato, oltre che per interpretare Wolverine, per vestire i panni, e soprattutto il cappello a cilindro, di P.T. Barnum.
È lui l’anima di The Greatest Showman, un’anima energica e pop nella migliore accezione del termine, con l’occhio, quello del regista esordiente Michael Gracey (australiano, guarda caso), a quello spettacolo assoluto che era Moulin Rogue!, con cui Baz Luhrmann ha cambiato le regole del musical cinematografico moderno. Ok, Gracey non sarà Luhrmann, e non riesce nemmeno troppo a dimenticare quello che è stato il genere per la vecchia Hollywood, ma ha dalla sua l’incredibile talento di Jackman (candidato al Golden Globe come Best Actor – Musical or Comedy) e anche una crew di professionisti doc.
La pellicola è ispirata all’immaginario e alla visionarietà del protagonista: nella New York di metà Ottocento Phineas Taylor Barnum, figlio di un sarto, sogna il riscatto e inventa il circo moderno fatto di animali, atleti e freak, sfidando le classi e le convenzioni sociali.
Ci sono scenografie maestose e costumi sfavillanti, ci sono numeri musicali, di quelli che fai fatica a star fermo e seduto, e canzoni, di quelle che ti sorprendi a canticchiare fuori dal cinema. Le hanno scritte Benj Pasek e Justin Paul, i vincitori dell’Oscar per i brani di La La Land (e del Tony per Dear Evan Hansen). This Is Me, il pezzo eseguito dalla strepitosa donna barbuta interpretata da Keala Settle, è da applausi ed è stato nominato ai Golden Globes come Best Original Song.
Ad affiancare Jackman c’è un cast stellare: da un altro veterano del musical come Zac Efron, a.k.a Carlyle, il giovane socio di Barnum, alla cantante Zendaya, nei panni della bella trapezista del circo, da Rebecca Ferguson che impersona il soprano Jenny Lind, detta “Usignolo svedese”, a Michelle Williams, ovvero Charity, la moglie del protagonista (qui a dire il vero un po’ sottotono rispetto alle intensissime performance cui ci ha abituato).
Il film, candidato dalla Hollywood Foreign Press Association come Best Motion Picture – Musical or Comedy, è stato criticato per la mancanza di accuratezza storica: certo, la vicenda è parecchio romanzata e semplificata rispetto ai temi della diversità e alla complessità della personalità di Barnum tra la sua figura di businessman, la vocazione allo spettacolo, la reputazione di ciarlatano e mistificatore e il suo desiderio di rispettabilità.
Ma d’altra parte si tratta di un’opera musicale, non certo di un biopic e nemmeno di un documentario. The Greatest Showman è entertainment allo stato puro. E Hugh Jackman è davvero il nuovo re del musical.