Dieci anni dopo il successo indie-pop Sun Was High (and So Was I), i Best Coast si sono dati una regolata. La cantante Bethany Cosentino ha smesso di bere e ha svoltato. Ottimo. Ma dato che lei è una di quelle autrici che cantano solo ciò che conoscono, quasi tutte le canzoni del nuovo album Always Tomorrow parlano della lotta per tenersi lontana da alcol e droghe. Dopo un po’ diventa tutto indistinto, specialmente quando i testi sono abbinati a un pop-rock generico e ispirato agli anni ’80 che Cosentino produce con l’altro 50% del duo, Bobb Bruno.
Ogni pezzo è una pagina di diario scritta per auto-motivarsi e non cedere all’insicurezza. In Wreckage Cosentino si chiede: “Se ora sono brava, perché ogni santo giorno mi sento una fallita?”. In Graceless Kids fantastica di essere la regina dei “bambini sgrazianti” e canta che vorrebbe “vedere quel che vedono loro”. In Master of My Own Mind mente a se stessa mentre si ripete che “devo rimanere padrona della mia testa”. Buon per lei, ma man mano che l’album procede l’ascoltatore si sente come uno sporco guardone.
Sfortunatamente, la musica non fa onore ai testi e questa è una sorpresa giacché stiamo parlando di una delle più brillanti melodiste dell’indie pop. La band è in debito – è evidente – con il feelgood pop di trent’anni fa, vale a dire artisti come J. Geils, Eddie Money, Huey Lewis, le Go-Go’s. Eppure non c’è traccia dell’arguzia, né del divertimento tipica di quelle band. Forse anche i Best Coast lo sanno e difatti la copertina di Always Tomorrow ricalca quella di Hotel California. È probabile che sia una allusione al mondo che Cosentino s’è lasciata alle spalle. E chissà che il prossimo album non sia più solare.