Questi fili che ci tengono uniti sembrano essere invisibili, ma in realtà li senti tutti, forti e sicuri, nella canzone che apre questo nuovo album dei Calexico chiamato, appunto, The Thread That Keep Us. End of the World With You è infatti un piccolo-poco-nostalgico-ma-sentito omaggio all’indie rock di quando quelle due parole messe così l’una vicina all’altra avevano un senso specifico, chiaro.
Perché se nel giorno della Fine non ci servirà l’inglese, per dirla come Battiato, probabilmente ci aiuteranno i dischi che ci hanno accompagnato quando eravamo giovani e selvaggi (così, tanto per infilare Ketama126 in una recensione di un disco dei Calexico).
E quindi gran citazioni di Big Star e Replacements con in più quel tocco di scazzo in stile Pavement che per molti equivale a sentirsi di nuovo a casa. E quel sapore lì, una volta gustato di nuovo, non vi mollerà mai più e vi accompagnerà lungo tutto l’ascolto di un album che, sì, si muove lungo i territori abituali dei Calexico – rock di frontiera, influenze latin, fiati mariachi – ma con un piglio agitato e nervoso che profuma di spirito adolescenziale anche a cinquant’anni o poco più.
La voce di Joey Burns è al solito bellissima e riconoscibile anche quando le atmosfere si fanno un po’ più quiete e vengono fuori le radici alt-country che da sempre sono un altro degli elementi tipici della musica dei Calexico. Ma non aspettatetivi una band seduta sui propri allori: i momenti più interessanti sono proprio quelli dove a spiazzare è un uso colorato e azzeccato dell’elettronica che non appare mai come una forzatura, ma è parte integrante delle canzoni.
E poi c’è Eyes Wide Awake che prende i Pixies – eccoci di nuovo – e li trasporta nel deserto, tra cactus e coyote e la corale e psichedelica Thrown to the Wild che fa da ottimo pre-finale e crea l’atmosfera per Music Box, il tipico lentone di chiusura. Perché gli anni passano, ma le certezze restano. E i Calexico continuano a non sbagliare un disco.