Stare lontani da casa fa venire nostalgia, ma essere costretti all’esilio è ancora peggio. Nel 2013, buona parte del collettivo Tuareg dei Tinariwen ci ha quasi lasciato le penne per colpa di un’imboscata tesa dal gruppo militante Ansar Dine. “Non vogliamo la musica del Diavolo” avevano spiegato gli integralisti islamici. Per cui, per registrare il nuovo album si sono scelte location estere, a patto che fossero nel deserto, che rimane per forza il punto focale dell’ensemble (Tinariwen in lingua Tuareg è il plurale di Ténéré, “deserto”). Forse Elwan non prenderà un Grammy come un suo predecessore, ma la sua world music, tinta di psych, blues e musica berbera rimane un’oasi verdissima di ritmo e piacevoli sbavature in un’arida distesa di album partoriti dai computer.
I Tinariwen sono tornati nel deserto. La recensione del disco
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4 / 5