L’album del 2019 di FKA twigs Magdalene era assieme splendido e devastante. Era una raccolta di canzoni attorcigliate sul dolore provato dall’inglese in un periodo di struggimento, solitudine, malattia. Poco prima di realizzare l’album le erano stati rimossi dei fibromi uterini, piccoli tumori che twigs ha descritto come «fruttiere di dolore» incastonate nell’addome, e aveva vissuto due separazioni finite sotto i riflettori dei media. Nel 2020 ha dato il via a un’azione legale raccontando gli abusi fisici e psicologici che le sono stati inflitti da una celebrità di Hollywood. Twigs ha reagito a questi traumi trasformando Magdalene in un progetto incredibilmente viscerale.
Il carattere particolarmente crudo di quell’album contribuisce a rendere eccitante il suo nuovo mixtape avant pop Caprisongs. Twigs è ancora nel bel mezzo del processo di guarigione, ma appare più disinibita, meno rabbiosa, desiderosa di cantare di sé, dei suoi amici, di gioia su basi che sembrano venire da chissà quali club e discoteca, da Londra alla Giamaica.
È una vita che FKA twigs trasforma R&B ed elettronica astratta in arte concettuale, con un’enfasi marcata sul lato visivo. E anche se Caprisongs contiene alcune fra le sue cose più dirette, esprime comunque il senso d’intimità e il tipico spirito anticonformista della cantante. Si tiene in equilibro, come sulla lama d’un rasoio, mettendo a punto una produzione più leggera, catartica, vivificante. «È bronzer nel lavandino, con a fianco un bicchiere di alcopop», ha scritto su Twitter nel presentare il mixtape. «Amici del parco, la tua persona preferita, la frase che qualcuno t’ha detto e che ha cambiato ogni cosa».
La musica di twigs è intensamente fisica, è strettamente legata al suo essere performer, perciò non stupisce che abbia voluto fare un mixtape in cui scaccia la tristezza sudando. “Voglio ballarti via dai miei fianchi, dalle mie cosce, dalle cose giuste e sbagliate che ho fatto”, canta in Tears in the Club dov’è affiancata da The Weeknd, mentre in Pamplemousse, che deve qualcosa all’hyperpop di Charli XCX e Sophie, chiama a raccolta le amiche. Ci sono tracce di dancehall giamaicano e afrobeats in Jealousy, col nigeriano Rema, e in Papi Bones, con Shygirl. Verso la fine della canzone una voce annuncia che “si è concessa di essere libera ed espressiva e non gliene frega più un cazzo”.
Twigs si muove ai margini del mainstream, ma non appena s’avvicina troppo a musiche ordinarie torna a sperimentare. Ha prodotto il mixtape insieme ad alcuni fra i liberi pensatori più eretici dell’industria musicale come Arca ed El Guincho e con loro ha dato vita a una raccolta di canzoni più da autrice pop che da popstar. Prendete Careless con Daniel Caesar. Avrebbe potuto essere il classico duetto R&B e invece twigs spinge il suo falsetto al limite, fino a fonderlo alla melodia e al carattere provocatorio della canzone. È vero che con i suoi 17 pezzi il mixtape tende a perdersi nella seconda parte, ma twigs riesce sempre a redimere le parti meno convincenti trasformandole in luoghi di sperimentazione e invenzione.
Caprisongs è strutturato come un vero mixtape, con tanto di “click” da inizio registrazione che appare all’inizio dei pezzi. I frammenti audio in cui twigs parla con le amiche gli conferiscono un’atmosfera intima, un senso di vulnerabilità che aleggia anche nei pezzi ballabili. “Voglio essere più sicura di me stessa, davvero”, ammette prima che Meta Angel esploda in tanti micro-cori costruiti sovrapponendo la voce della cantante, un riflesso del dialogo che sente in testa.
E poi FKA twigs ci mostra quel che la sta aiutando a farcela, ovvero i discorsi motivazionali e positivi di chi le sta vicino e che appaiono in tutto mixtape. “Fanculo, basta piangere per degli idioti che manco riescono a vedere il proprio valore”, dice qualcuno verso la fine di Oh My Love. Twigs segue questi consigli fino a raggiungere una sorta di estasi. E considerando quant’è cupo e difficile il momento che stiamo vivendo, ascoltarla è fonte d’ispirazione.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.