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In ‘City of Lies’ di 2pac e Biggie non c’è niente. Nemmeno la musica

Neanche Johnny Depp e Forest Whitaker riescono a salvare un palloso labirinto di rimandi tra passato e presente, che non riesce a essere un thriller, un poliziesco e nemmeno un’inchiesta. Non si può fare un film come questo senza attingere ai brani delle due divinità del rap a piene mani.
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Se fai un film sulle indagini legate agli omicidi di Tupac Shakur e Notorious B.I.G. come minimo devi usare i loro brani a piene mani, entrare con tutte le scarpe nei loro dissing, tra Hit ‘Em Up e Who Shot Ya. Come minimo devi crogiolarti in quella straordinaria scena musicale afroamericana, che in un modo o nell’altro ha formato e segnato tutti ma proprio tutti gli artisti rap dagli anni ‘90 in poi.

Come minimo devi lasciarti trascinare da quell’infame rivalità tra East Coast e West Coast, che continua a mantenere l’attenzione dei fan quasi due decenni dopo la morte delle due divinità del rap. Come minimo. E invece niente. In City of Lies – L’ora della verità è tutto appena accennato, quasi a non voler distogliere l’attenzione dal suo vero protagonista e, in qualche modo, eroe: Russell Poole, il detective dell’LAPD che nel labirinto dei fili che legavano la scomparsa di Tupac e quella di Wallace ci si è perso. City of Lies è il suo film. E per di più di quella realtà vivacissima e di quella faida eterna racconta solo e unicamente i mostri. Perché soltanto quelli vedeva Poole.

Il lungometraggio diretto da Brad Furman è basato sul romanzo candidato al Premio Pulitzer LAbyrinth di Randall Sullivan, che era iniziato come un articolo per Rolling Stone nel giugno 2001 ed è finito per diventare, dopo l’incontro dell’autore con Poole (scomparso poi nel 2015), un libro, una sorta di cronaca completa sulla musica hip-hop, su un impero governato da Suge Knight, il cofondatore della Death Row Records (l’etichetta di Tupac), e sulla complicità tra gangster e alcuni agenti del Dipartimento di Polizia di Los Angeles.

In City of Lies, vent’anni dopo gli omicidi, l’ex detective Poole, che ha il volto di Johnny Depp, è costretto a riaprire quel doloroso capitolo che lo ha isolato dalla famiglia e dai colleghi, quando riceve la visita di Jackson (interpretato da Forest Whitaker), un reporter in cerca di riabilitazione che aveva legato a quel caso il suo unico momento di notorietà e oggi vede smantellate le teorie esposte nel documentario che gli valse un Emmy Award. I due si immergono insieme in una nuova indagine, decisi a smascherare lo scandalo Rampart e il coinvolgimento della corrotta polizia della Città degli Angeli. Ma il film si perde e fa perdere chi guarda nei flashback, nella costruzione fatta di rimandi continui – ed esasperanti – tra passato e presente, che ad un certo punto non sai più dove sei, se non fosse per le scene in cui i baffi di Depp (invecchiato pure maluccio) sono più bianchi.

Ma il correre poco comprensibilmente avanti e indietro nel tempo è solo uno dei problemi di City of Lies, che non riesce a essere un thriller perché non ne ha il ritmo, o un poliziesco, perché non ne possiede né la grinta né l’azione, e nemmeno un film-inchiesta, non solo perché non afferma nulla di nuovo rispetto a ciò che già era noto sui casi ancora irrisolti di Tupac e Biggie, ma non è abbastanza sistematico e chiaro nello svolgimento e non ha nemmeno fonti inedite o definitive su ciò che sceglie di sostenere. Ok, abbiamo capito che la trama era (ed è ancora) troppo fitta da dipanare e probabilmente è proprio quello che Furman prova a dirci. Ma persino due interpreti come Depp e Whitaker non riescono a salvare il carrozzone: il primo, al grido di less is more, tenta in qualche modo di risarcire Poole, cercando di restituire l’integrità e la tenacia di chi si è visto la vita rovinata da un’ossessione, mentre il secondo invece è costantemente un po’ ‘troppo’. Ci provano insomma, ma nessuno dei due sembra mai davvero abbastanza convinto per convincere noi.

City of Lies in America non uscirà, con tutta probabilità a causa di varie peripezie, a partire dalla denuncia del location manager della produzione che ha affermato di essere stato preso a pugni da un Johnny Depp nel suo periodo peggiore, tra le disavventure legali per la sua situazione economica e le accuse di violenza dell’ex moglie Amber Heard. Ma gli americani non si perdono nulla. La City of Lies di Tupac, Biggie e Poole non è niente senza la sua colonna sonora. E lo stesso vale per questo film.

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