Forse pensate che l’ennesimo film sulla vita di Jacqueline Kennedy sia l’ultima cosa di cui avete bisogno. Buone notizie! Jackie è tutt’altra cosa. Non ha nulla del biopic convenzionale: racconta ciò che è successo a una delle donne più famose del pianeta (interpretata da Natalie Portman, in una performance per cui avrebbe meritato l’Oscar) a partire dal momento in cui appoggia in grembo la testa del marito appena assassinato. Se vi siete mai domandati in che modo una tragedia personale e il conseguente, intenso scrutinio pubblico abbiano reso d’acciaio una donna mite e riservata come Jackie, è tutto raccontato in questo ritratto che azzecca ogni singola sfumatura.
Diretto dal filmmaker cileno Pablo Larraín, il film rappresenta un mondo che è andato fuori equilibrio, attraverso un mosaico di scene che dipingono lo stato mentale di una donna sottoposta a una pressione intollerabile. C’è la morte di JFK, l’ospedale, il volo per lasciare Dallas con Lyndon Johnson che presta giuramento per diventare il nuovo Presidente, e il vestito e il cappellino rosa sporchi di sangue, di cui Jackie riesce infine a liberarsi, senza tuttavia poter abbandonare il terribile ricordo. E ancora, l’alcol, le pillole, ma anche la determinazione a non essere mai una pedina nel gioco di qualcun altro. Alimentato da una Portman sovrumana, il film di Larraín dà più valore all’emozione che ai fatti documentati. E proprio per questo, è difficile da definire, e ancor più da dimenticare.