Perché ci piace così tanto il film di Jarmusch? Non accade praticamente nulla nella cittadina di Paterson, dove il film è ambientato, e soprattutto nella vita del suo protagonista, che si chiama anche lui Paterson, anonimo conducente di autobus interpretato da Adam Driver. A Cannes, dove è stato presentato, ha vinto solo un premio: quello del miglior cane, grazie all’interpretazione di Nellie, una bulldog che fa una serie di dispetti al protagonista. Ma non c’è un filo di drammaticità, e quella che c’è è subito trasformata in commedia. Lo amiamo, perché in un cinema dominato da supereroi fracassoni, action movie e avventure in 3D, è un film totalmente dedicato alla poesia, anzi alla creazione poetica. In sette capitoli, o sette stanze poetiche, dentro le quali si muove il suo protagonista da un lunedì mattina a quello successivo. Ripetendo sempre le stesse azioni. Nella cittadina del New Jersey, il mondo sembra essersi fermato proprio per dare tempo al suo protagonista di osservare i passeggeri del suo autobus, le chiacchiere al bar, i dialoghi a casa, e quindi di scrivere le sue poesie. Jarmusch ci parla di William Carlos Williams, il poeta preferito di Paterson (l’autista), che a Paterson (la città) tenne un corso di Fisica; di Allen Ginsberg, anche lui nato a Paterson; di Iggy Pop, che nel 1970 venne a cantare a Paterson; di Lou Costello, il cittadino più celebre di Paterson. Magari non c’è più spazio nello nostre sale per un film come Paterson, ma è di gran lunga una delle cose più belle di quest’anno al cinema.
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