Come succede per un’altra bellissima autobiografia rock apparsa di recente, Coal Black Mornings di Brett Anderson dei Suede, anche la parte migliore di questo libro, scritto dalla giornalista Sarah Jensen con Maynard James Keenan, è quella iniziale, raccontata prima attraverso gli occhi del bambino (Keenan) che inizia a conoscere il mondo e a formare il proprio gusto, poi di ragazzino segnato dalla separazione dai genitori, quindi di giovane uomo che – per una scelta apparentemente incomprensibile – entra nell’esercito e quindi, in maniera ugualmente spiazzante, decide di diventare punk.
Probabilmente è così per ogni autobiografia: la parte più interessante di ogni vita è sempre quella che si svolge all’inizio. Cantante di tre band
di culto come Tool, A Perfect Circle e Puscifer, Keenan è una delle gure più enigmatiche del rock, e i fan aspettavano da tempo questa immersione nella sua mente e nella sua dimensione più segreta (a volte, però, il tono sconfina con l’agiografia). Come per un nuovo disco dei Tool, l’attesa è ampiamente ripagata.
L’aspetto più originale del libro è che si legge come un manuale per andare a caccia delle proprie idee, perseguire con coerenza le proprie passioni e mantenere accesso il fuoco dell’ispirazione. Detta da Keenan, sembra pure facile.