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La fenice Mariah risorge dalle proprie ceneri con “Caution”

La cantante torna con un disco prodotto da Poo Bear, Timbaland e Blood Orange. I tempi delle ballad strappalacrime sono lontani, e va benissimo così
4 / 5

Gli ultimi anni non sono proprio stati fantastici per Mariah Carey. Le vendite non sono più quelle di una volta, i media non hanno perso l’occasione per massacrarla dopo lo scivolone di Capodanno 2017, e alcune scelte non centratissime a livello di immagine hanno fatto sì che la sua musica passasse in secondo piano – le 8 puntate del reality sulla sua vita non hanno aiutato, credetemi.

Se c’è una cosa che però Mariah ha dimostrato in questi anni, è la capacità di rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice. La sua carriera è stata data per finita diverse volte negli anni, a partire dal 2001 e dal flop colossale di Glitter, colonna sonora dell’omonimo e dimenticabile film di cui era protagonista, uscito l’11 settembre (esatto, quell’11 settembre). Qualche anno dopo però sono arrivati The Emancipation Of Mimi, album che le ha regalato l’ennesima numero 1 (We Belong Together, per 14 settimane al top della classifica americana), il ruolo di giudice ad American Idol e diversi altri album, di minore successo ma ben accolti dalla critica. Fino ad arrivare all’ultimo periodo appunto, quello un po’ più travagliato tra divorzio, fidanzamenti finiti male e, come dicevamo prima, qualche scelta sbagliata.

Oggi però Mariah cambia registro, a partire dal management. Tornata alla Roc Nation di Jay Z è uscito Caution, il suo nuovo disco. Un pugno di brani che riportano il suo sound tipicamente r’n’b al 2018, grazie ai nomi che troviamo dietro al banco del mixer. Perché, se sono meno presenti le prove vocali che l’hanno resa grande negli anni ’90, qui è la produzione la grande protagonista, grazie al suono creato da Poo Bear, Timbaland e Blood Orange, con il quale firma il pezzo migliore del disco, Giving Me Life.

L’avevamo intuito dal primo estratto, GTFO, midtempo prodotta dal pupillo di Drake Nineteen85, e abbiamo avuto la conferma con A No No, brano in cui c’è il campionamento di Crush on You di Lil’ Kim, e The Distance, dietro al quale c’è la mano di Skrillex.

Se per voi Mariah è solo la cantante di ballatone alla Hero, questo disco non vi farà impazzire. Gli unici tentativi sono la noiosetta With You, scelta erroneamente cone singolo di lancio – e la finale Portrait, traccia che Mariah piazza con titoli diversi in tutti i suoi album da 15 anni.

In Caution non troverete pezzi strappalacrime sui quali fare playback da paura, ma una serie di brani ben confezionati, nei quali la cantante si racconta sussurrando, di notte, liberandosi delle restrizioni pop a cui spesso è stata soggetta. I fan della prima ora potrebbero sentire la mancanza di una vera e propria hit radiofonica e rimpiangere i fasti del passato. Ma se la conseguenza è avere un disco maturo come Caution, ben venga.

Ps: proprio in questi giorni, i fan hanno innescato su Twitter l’iniziativa #JusticeForGlitter, attraverso la quale hanno riportartato al numero 1 della classifica iTunes l’album più sfortunato della carriera della Carey. Della serie, quando si parla di Mariah, tutto può succedere.

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