Vi sarà sicuramente capitato di ubriacarvi male e di finire in qualche bettola col karaoke a cantare a cazzo di cane fino alle prime luci del mattino, quindi riuscirete a capire facilmente che Karaoke for One: vol. 1 è il tentativo degli Insecure Men di mettere su disco una qualsiasi di quelle serate. Il fatto è che gli Insecure Men sono dei maestri nel fare le cose a cazzo di cane e questo significa che il tentativo è riuscito benissimo.
Non è passato molto tempo dall’ultima volta che i ragazzacci si sono fatti vivi: giusto lo scorso febbraio è uscito il loro omonimo disco d’esordio, un piccolo capolavoro esotico kraut-surf-psichedelico che ci ha lasciato tutti di stucco. D’altra parte non si trattava affatto di un vero e proprio esordio, semmai del coronamento di un’amicizia che va avanti dalle scuole elementari, tra Saul Adamczewski (ex voce e chitarra della Fat White Family) fresco fresco di rehab dopo una lunga dipendenza dall’eroina e Ben Romans-Hopcraft mente e braccia dei Childhood, i quali dopo aver tirato in ballo un paio di figli d’arte, uno di quelli coi cognomi proprio pesanti, ovvero Sean Lennon – che sta anche in cabina di produzione – e l’altro Marley Mackey, figlio dello Steve dei Pulp, hanno dato vita a uno dei progetti più interessanti di quest’anno, per chi ama le cose fatte a cazzo di cane fatte bene però.
Per qualsiasi altra band Karaoke for One: vol. 1 si direbbe “uscito a sorpresa”, ma siccome qui, oltre all’eroina, ci sono di mezzo almeno un’altra dozzina di sostanze stupefacenti, gente che si masturba e caga sul palco, insulti di ogni tipo a mezza scena indie rock contemporanea – «Alex Turner è un ritardato», «Mac de Marco dovrebbe ritirarsi» –, brindisi alla morte di Margaret Tatcher e un sacco di altre cose da non rifare a casa, più che “uscito a sorpresa” si direbbe “uscito a cazzo di cane”, c’è poco da aggiungere.
Anticipato negli scorsi giorni dal singolo Mysterious girl, cover pazza (sebbene non pazza quanto quella vista alle audizioni di X Factor UK qualche anno fa) della hit anni novanta di Peter Andre, Karaoke for One: vol. 1 contiene altre nove cover insolite e che probabilmente nessuno canterebbe davvero a una serata di karaoke, ma che dimostrano ancora una volta quanto gli Insecure Men abbiano un sound riconoscibile e ricercato, se per ricercato si intende suonare il minimo indispensabile prima di poter correre in qualche bettola a bere e magari a cantare al karaoke.
I protagonisti sono senza dubbio il sintetizzatore un po’ avant-gard a là Ariel Pink e la voce tossica e stonata di Saul Adamczewski, che sembra davvero un po’ sbronzo mentre cerca di seguire la pallina che saltella sul testo della canzone sullo schermo, ma che riesce a rendere inquiete e diversamente interessanti pezzi che già di per sé non trasmettevano esattamente allegria come Rainy days and mondays dei Carpenters, Streets of Philadelphia di Springsteen o I’m so depressed di Abner Jay. In generale non è che ci sia tanto spazio per qualsivoglia sentimento positivo, l’unica traccia acustica e forse anche quella rifatta in maniera più fedele alla versione originale di Blaze Foley è Picture cards can’t picture you, mentre Madame George non viene risparmiata dalla drum machine e il synth lo-fi marchio di fabbrica della casa.
Gli album di cover, quando non si tratta di quelli delle canzoni di Natale sia chiaro, hanno sempre il loro senso – nelle prossime settimane usciranno tentativi simili di Ty Segall e Ryley Walker –, soprattutto se privi di pretese come nel caso degli Insecure Men, che di pretese probabilmente non ne hanno molte, se non quella di svegliarsi domani, indossare un completo malandato, accendersi una sigaretta e vedere che succede, magari ci scappa anche un vol. 2 di cover fatte rigorosamente a cazzo di cane.