Non si finisce mai di conoscere se stessi: per esempio, qualche giorno fa ho scoperto di non poter resistere alla combinazione di cavalieri crociati e alieni. Sono una persona semplice, dopotutto.
Lake of Fire è l’ultimo lavoro di Nathan Fairbairn, firma di Scott Pilgrim e Young Avengers, tra gli altri, che con Matt Smith si è cimentato in un’ucronia, come dire, sottile: e se l’Europa del XIII secolo, già alle prese con il bagno di sangue crociato, avesse dovuto affrontare anche un’invasione aliena? Un racconto dall’impianto piuttosto tradizionale – amori, scontro generazionale, l’eroe in erba in cerca di fortuna – che ruota attorno a un motore assurdo e inedito.
Ogni crociata è dopotutto una guerra “in nome di Dio” contro il diverso: in Lake of Fire da una parte abbiamo la battaglia della Chiesa di Roma contro i Catari (movimento cristiano ritenuto “eversivo” all’epoca), e dall’altra il suddetto twist, in cui elementi dell’iconogra a di Alien si infilano in un classico racconto cavalleresco.
Un incastro che alle volte risulta un po’ macchinoso, anche se è piuttosto chiaro che il titolo non voglia vincere un premio per l’eleganza narrativa ma mostrarci degli alieni sbudellati da spade medievali, il tutto mentre un’immagine dell’Apocalisse di Giovanni (“lo stagno di fuoco”) diventa metafora per un’invasione aliena. Tratto da una storia vera.