Immaginate una versione moderna e gay-teen di Cyrano de Bergerac, in cui il personaggio del titolo è una ragazza sino-americana che non ha ancora fatto coming out, ingaggiata da un compagno ultrasportivo e imbranatissimo con le parole per scrivere lettere d’amore e dunque conquistare il cuore (e il cervello) della reginetta del liceo, che entrambi segretamente amano. È questo il punto di partenza del dolcemente rivoluzionario L’altra metà di Alice Wu, commedia romantica prodotta da Netflix che fa pezzi a ogni svolta narrativa la classica formula della rom-com hollywoodiana.
Al posto di Parigi, dove è ambientato Cyrano, questa rilettura revisionista del classico francese prende vita nella ben poco romantica Squahamish, un paesino senza sbocchi nello Stato di Washington, dove il conformismo regna sovrano. Ellie Chu (Leah Lewis) è un’adolescente socialmente emarginata nonché la figlia coscienziosa di un vedovo (Collin Chou), ingegnere ultraspecializzato ma costretto, in quanto immigrato, al semplice ruolo di capostazione. Per migliorare il suo scarso inglese, il padre passa le sere davanti alla tv a guardare classici del cinema. La madre adorata di Ellie pensava che ogni canzone, ogni film e ogni storia avessero “una parte migliore”. Per il padre, la parte migliore del suo film preferito, Casablanca, è il finale che celebra “l’inizio di una bella amicizia”. Proprio quello che sembra fuori dalla portata di Ellie, che va a scuola in bicicletta mentre gli altri studenti le gridano insulti razzisti dalle loro automobili. La sua vita a Squahamish pare una versione personalizzata di A porte chiuse di Sartre. Le citazioni letterarie e cinematografiche sono, del resto, la specialità di questa teenager: è raro che una commedia Young Adult inizi con un prologo animato sull’origine dell’amore secondo Platone.
Il vantaggio è che questa nerd emarginata riesce a tirare su qualche soldo scrivendo tesine a pagamento per i compagni di scuola più stupidi. La sua professoressa di inglese (la sempre energica Becky Ann Baker) è a conoscenza di tutto, ma è troppo divertita dai saggi di Ellie per fare storie. Quando il giocatore di football Paul Munsky (Daniel Diemer) le chiede di aggiungere un tocco di poesia alla pasticciatissima lettera che ha scritto per la bellissima Aster Flores (Alexxis Lemire), Ellie è francamente disgustata. Ma decide di aiutarlo. E, considerato che lei stessa sta nascondendo in tutti i modi la sua cotta per Aster, quella ragazzina così brava con le parole è più che all’altezza del compito.
Quando pensi di aver capito dove la trama andrà a parare, Wu si assicura che ciò non avvenga. Nonostante la sessualità fluida al centro della storia, L’altra metà si rivela non tanto una love story, quanto un divertente, commovente e originale sguardo sulla profonda natura dell’amicizia. Sono Ellie e Paul i due che finiranno per stringere una fortissima connessione, e gli attori che li interpretano mettono nelle rispettive performance un’ironia e una delicatezza disarmanti. Lewis trasforma la sua Cupido mancata in una ribelle dalle emozioni in eterno conflitto. Nascosta dietro gli occhiali tondi, l’atteggiamento distaccato e l’uniforme fatta di jeans e camicie di flanella, Ellie rivela i suoi sentimenti solo nelle lettere che scrive per Paul. Lewis è una di quelle poche attrici con la capacità di mettere la verità in ogni scena. Per una delle sue lettere, Ellie ruba una battuta a Il cielo sopra Berlino, il film che sta guardando in tv con papà. «Anche a me piace Wim Wenders», risponde Aster a Paul, ed Ellie si emoziona all’idea di essere stata sfidata da una ragazza intellettualmente al suo livello.
È Paul quello che si sente smarrito in questo intreccio. Diemer, giovane attore canadese già visto in The Man in the High Castle, è un seduttore disastroso. Condivide il sogno di Ellie, non perché come lei vuole lasciare il paesello e andare al college, ma perché vorrebbe dare una svolta personale all’attività gastronomica di famiglia: che ne pensate di un “taco sausage”? Ma quando Paul scambia l’interesse platonico per un’attrazione sessuale, scoppia il caos. Ci vuole un po’ perché lui si accorga dei sentimenti che nutre Ellie nei confronti di Aster. «È un peccato mortale, andrai all’inferno!», le dice. Wu maneggia il tema religioso, molto presente in questa piccola comunità conservatrice, senza un briciolo di snobismo, il che aggiunge ulteriore sensibilità al film. E c’è pochissimo sesso esplicito. Vedi la scena in cui Ellie viene portata in una pozza d’acqua calda non distante dalla loro cittadina dalla bi-curiosa Aster, che si spoglia per l’occasione. L’imbarazzatissima Ellie rimane vestita, e motiva con una risata la sua decisione: «In fatto di abbigliamento, sono una matrioska».
Wu, che non aveva più diretto film dopo l’esordio nel 2004 con Salvare la faccia, prende chiaramente le parti di Ellie, e comprende la sua iniziale riluttanza a fare ciò che vuole. In un’intervista recente, Wu ha dichiarato di aver firmato un assegno da 1000 dollari indirizzato all’odiatissima National Rifle Association (l’organizzazione americana a favore dei detentori di armi da fuoco, ndt) e di aver detto a un amico di spedirlo, se lei entro un mese non avesse finito di scrivere la sceneggiatura dell’Altra metà. Quella donazione mancata è il nostro primo guadagno. Il tocco gentile di Wu, che solo di tanto in tanto scivola nella leziosità, non rende noioso il racconto decisamente rivoluzionario del viaggio di una giovane immigrata lesbica verso l’accettazione di sé. In un film che è pieno di piacere per la sorpresa e l’imprevisto, è questa la parte migliore.