Last Christmas è il film con il colpo di scena peggiore degli ultimi anni, ma che dico degli ultimi anni, del decennio! (sì, ormai le classifiche ci stanno dando alla testa). Eviteremo di svelarlo per massimo rispetto di chiunque voglia avventurarsi in sala, ma credeteci sulla parola. O, se ve la sentite, andate a vederlo con i vostri occhi. Anche perché al cinema bisogna andare, sempre. Soprattutto a Natale.
Il problema è che sulla carta gli elementi per il successo (critico, quello di pubblico al botteghino nel resto del mondo è già arrivato) c’erano tutti. Una commedia natalizia ispirata alle canzoni di George Michael e scritta da Emma Thompson, Oscar per la sceneggiatura di Ragione e sentimento di Ang Lee, riferimento irrinunciabile degli adattamenti moderni e illuminati dei grandi classici, ma pure dell’ultimo capitolo di Bridget Jones. Alla regia c’è Paul Feig, quello delle Amiche della sposa e di numerose puntate di The Office. I protagonisti sono due ragazzi d’oro del cinema e della tv: Emilia Clarke, alias Daenerys Targaryen, nata dalla tempesta, prima del suo nome, Madre dei Draghi, eccetera eccetera. Il belloccio di turno di cui si innamora si chiama Henry Golding che, dopo il ruolo di un altro belloccio in Crazy & Rich, va fortissimo.
Emilia è Kate, figlia di immigrati dall’ex Jugoslavia (leggete “Natale al tempo della Brexit”, c’è pure mamma Thompson che fa l’accento dell’est) cresciuta a pane e George Michael. Dopo un grave problema di salute, la nostra si barcamena tra il suo sogno, il musical (o almeno le audizioni), e la dura realtà, il lavoro come elfo in un negozio che vende articoli natalizi tutto l’anno. Nel frattempo beve come una spugna e dorme sui divani di tutti gli amici che si offrono di ospitarla prima di buttarla fuori casa all’ennesimo casino combinato. Tom (Golding) è un fattorino che fa le consegne di notte, sparisce sempre quando c’è bisogno di lui, è irrimediabilmente ottimista e… qui ci fermiamo, per evitare la grande rivelazione. Che però magari avrete già cantato ogni singolo Natale della vostra vita, senza saperlo.
Il punto è che niente di tutto questo funziona sullo schermo: la verve comica della Clarke, il carisma di Golding, il senso per la commedia di Feig, i tanti talenti della Thompson. Nulla. E, arriviamo al peggio, nemmeno il fattore George Michael: il titolo prende il nome dalla malinconica ballad degli Wham del 1986, che ha assunto una nuova, commoventissima sfumatura quando il cantante è morto proprio il 25 dicembre 2016, la notte di Natale. Emma Thompson e soci dovevano scrivere una sceneggiatura basata sul brano, ne è invece uscito un pasticcio di buoni sentimenti conciato per le feste, che prende in prestito pesantemente dalla sua musica, ma non si avvicina nemmeno lontanamente a quello che Mamma Mia! è stato per i brani degli Abba.
Kate si sveglia? Guarda caso passa in tv Wake Me Up Before You Go Go. Quando sta male – indovinate – ascolta o canta Heal the Pain. Esce finalmente per un appuntamento con Tom? Preparatevi per Freedom ’90. George meritava molto di più, anche se in fondo quel colpo di scena alla Thompson, l’ha suggerito proprio lui.