Cercate qualcosa di unico e indimenticabile? Room è quel tipo di film. Basato sul romanzo del 2010 di Emma Donoghue, autrice della sceneggiatura, è la storia intima e personale di Joy (Brie Larson) e del suo figlioletto di 5 anni, Jack (Jacob Tremblay). I due giocano, cucinano insieme e sono legati da un autentico affetto. Potrebbe sembrare un idillio in stile Disney. Neanche per sogno. Joy e Jack sono prigionieri dentro un capanno per gli attrezzi isolato acusticamente. Sono stati chiusi lì dal vecchio Nick (Sean Bridgers), che di notte visita Joy per stuprarla, e ha creato una stanza separata per crescere il figlio che ha avuto con Joy. Jack riesce a sentire i suoni soffocati del sesso notturno, ma accetta quell’orrore come la normalità. E lo spettatore ci crede: il regista Lenny Abrahamson (Frank) è bravissimo a creare una tensione quasi insopportabile. Ma un giorno per Jack arriva il momento della libertà (non dirò come) e un viaggio nel mondo esterno per conoscere i genitori di Joy (William H. Macy e Joan Allen). Room merita di essere visto senza spoiler. Tutto quello che serve sapere è che le performance di Larson e Tremblay vi sconvolgeranno. Tremblay è un autore bambino incapace di fare una sola mossa falsa. E Larson, così brava in Short Term 12, è magnifica per come sa entrare nella psiche ferita di Joy, e vi toccherà il cuore.
Ok, Room è un piccolo film, ma il suo impatto è enorme.