Del fenomeno DPG il loro fan Gué Pequeno fa per noi di Rolling Stone la sintesi perfetta: «sono nati come gruppo LOL e hanno fatto il giro, erano così trash che ora sono una ficata». Proprio per questo il loro album d’esordio era tanto atteso, e la domanda che accompagnava l’hype – ci sono o ci fanno? – ha finalmente una risposta: entrambe le cose.
Twins è un ottimo disco di trap grazie soprattutto alle basi ipnotiche e dark di Sick Luke, produttore che insieme al collega Charlie Charles (e forse, dopo questo disco, più di lui!) sta innovando l’hip hop entertainment in Italia. Già, perché di intrattenimento di genere si tratta, quindi non c’è da scandalizzarsi se Wayne e Tony – accompagnati nei featuring dagli altri due membri della gang, Side e Pyrex – parlano di troie e coca riuscendo a tenere alto il flow di un pezzo come Side e Wayne mettendolo solo in rima con Calvin Klein ed Emirates, Bape e Taipei.
La DPG gioca con l’ironia colorando di rosa shocking il gangsta (il pezzo Cobain è riferito al modello di occhiali da sole Moschino che indossa Kurt, in un ribaltamento continuo di significato che piacerebbe molto a Bret Easton Ellis), affina lo stile nel rappato rendendolo sempre più ritmico e originale (basta sentire Sku Sku e Cono Gelato) ed esplicita più volte la propria attitudine rock’n’roll, dentro e fuori dalla trap, tirando in mezzo nelle rime Rolling Stones e Johnny Cash.
Segnaliamo come uno dei pezzi migliori del disco El Machico, canzone drogatissima con l’intervento del loro mentore Gué. Twins accenderà di sicuro discussioni sulle bacheche social dei 30/40enni circa il livello di tollerabilità del loro fare musica ma ancor più certamente creerà nuove orde di giovanissimi fan. Vedremo in seguito come gestiranno le diverse sfaccettature del fenomeno Dark Polo Gang, ma per ora, e in ritardo (RS fu tra i primi a parlarne e tra i primi a prendere le distanze da certe mosse social della gang) gli facciamo i complimenti.