La prima considerazione da fare è che Madonna non si è trasferita a Lisbona per fare un disco a tema “musica latina”. La storia del nuovo Madame X è ben diversa, ed è molto più semplice di quanto uno possa credere.
Madonna Louise Veronica Ciccone è una signora italiana (nel DNA) di 60 anni, che potrebbe vivere ovunque e permettersi qualsiasi studio di registrazione al mondo: perché mai dovrebbe trasferirsi in una città che non è la sua? Per giustificare tutte le voci in portoghese che si sentono nel disco? Per il figlioletto, ovviamente. Siccome il piccolo David Banda Mwale Ciccone Ritchie sogna di diventare un calciatore professionista, la mamma ha individuato cinque fra le migliori accademie di calcio sul mappamondo e pian piano ha scartato le altre in base alla città più carina dove vivere.
Il problema però è che a Lisbona Madonna non conosceva nessuno, e la routine dal campo di calcio a casa e viceversa stava cominciando a pesare a quella che è pur sempre la donna che ha limonato con Britney Spears sul palco dei VMA’s del 2003. Così ha cominciato a mettere il grazioso nasino fuori casa, frequentando l’intellighenzia artistica e culturale della capitale portoghese. «La gente ha iniziato a invitarmi a casa sua, in queste serate chiamate living room sessions» ha raccontato a MTV. «Ognuno portava vino, cibo e tutti si sedevano a tavola. E poi di colpo i musicisti si alzavano per suonare strumenti, cantare fado e samba.»
Di queste romantiche serate, degne di uno di quei film di Woody Allen per americani che sognano l’Europa, Killers Who Are Partying è forse il brano più evocativo, figlio di un fado capace di dipingere nella mente strade strette e ripide, vecchiette con la gonna lunga che arrancano in salita, tram traboccanti di gente, panini con le sardine e varie altre immagini che uno associa a Lisbona.
Ma se Lisbona è il punto di partenza, l’arrivo è sostanzialmente in un punto indeterminato, compreso fra il sudamerica e l’India. Madame X, la specie di supereroina che combatte per la pace e contro i soprusi di ogni tipo, nel giro dei pochi nanosecondi che separano una traccia e l’altra può teletrasportarsi dal baile funk brasiliano di Faz Gostoso feat. Anitta (che poi sfocia in samba) alle tabla indiane di Extreme Occident; dai cori cristianamente romani di God Control a quelli africani di Batuka, figli di un’incontro fortuito con un gruppo di coriste di Capo Verde. Per non parlare dei pezzi ibridi-spagnoleggianti, Bitch I’m Loca e Medellin, per cui il king del reggaeton viene scomodato non una ma due volte.
Sembra ormai chiaro che Madonna sia partita definitivamente per una tangente latina partita ai tempi di La Isla Bonita.
Chi conosce un pochino M.I.A. si accorgerà che in questo disco Madonna non ha inventato nulla, e forse qui gli omaggi più o meno dichiarati a lei o ai Gorillaz sono più che evidenti. Lo testimoniano l’autotune su ritmi tribali di Batuka e le percussioni ossessive di Come Alive. Ma alla fine chi se ne importa, sfido io a trovare un’altra donna sessantenne che nella vita si alterna fra un campo da calcio e un featuring con Quavo dei Migos.