Non sono mai stati realmente di moda. Mai piaciuti troppo alla Gente Che Ne Sa (della quale questa fortunata epoca è strapiena). Ed è forse questo che porta a un disco del genere, una sorta di battaglia per riaffermare ed esaltare le proprie posizioni artistiche – al di là di un fastidio evidente nel notare che, mentre ad altri si elargiscono coccole deliziate, a loro toccano sbuffi e sufficienza (vedi il testo di Dannato: “Mettici la faccia, prima di giudicare, mettici la faccia, fammi vedere quello che sai fare oppure vattene affanculo – a-fa-ncu-looo!”). Così, forti del concreto sostegno dei fan (il crowdfunding), rispondono con un’affermazione potente e netta di ciò che sono, e con l’intenzione di continuare su tale strada. Perché è l’unica che gli somiglia. Fatta di ottovolanti vocali e verbali inequivocabili, di una rara ampiezza dello spettro ritmico, e di uno slancio che cerca di spingersi oltre la “condivisione” immediata in cambio di qualcosa che possa resistere quando cambia il gusto del mese.
Marta Sui Tubi — Lo Stile Ostile
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4 / 5