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‘Morbius’ è il peggior film Marvel di sempre?

In un metaverso in cui non è uscito ‘The New Mutants’, la risposta è: sì. Il cinecomic sul dottore-vampiro starring Jared Leto del Sony Spider-Man Universe è un disastro: ecco perché
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In futuro, ogni personaggio Marvel avrà i suoi 15 minuti di celebrità. O un film vero e proprio tutto suo. Ora la ruota si è fermata sul dottor Michael Morbius, eminente scienziato che soffre di una malattia terminale. Dopo aver fatto il suo esordio nei primi anni ’70 come villain negli albi di Spider-Man, l’uomo più noto come “il vampiro vivente” si è ritrovato in vari crossover, ma si è guadagnato anche avventure in solitaria come Adventures Into Fear, in cui ci aveva promesso di attaccare solo chi, nella società, oltrepassava un certo limite. Tra le cose che non gli piacciono ci sono gli Uomini Ragno, i lupi mannari, i cacciatori di vampiri dai nomi “affilati” (stai attento, Blade) e i vestiti che non sono tute con scollature molto ampie e colletti molto larghi. Tra le cose che gli piacciono ci sono Ghost Rider, il sangue dei criminali, la piña colada e le lunghe passeggiate sulla spiaggia.

Anche quando si è trovato a fare squadra con altri inquietanti super/antieroi – gli Uomini Cosa, i Manphibian – Morbius non è mai stato il più interessante dei personaggi, tra i mostri assortiti della Marvel. Ma, udite udite, la Sony detiene i diritti di parecchi personaggi-satellite dell’Universo Spider-Man, e tra questi c’è il dottore assetato di plasma. In più, oggi pubblico e produttori hanno fame di qualsiasi cosa sia anche solo vagamente supereroistica, perciò indovinate un po’ chi si è guadagnato il suo film adesso?

La trasformazione di Jared Leto nell’acclamato biochimico che cerca di curare la sua stessa malattia del sangue usando Dna di pipistrello e che poi, pensa un po’, diventa un vampiro con superpoteri era inizialmente prevista nelle sale nel luglio del 2020; una certa pandemia l’ha posticipata al marzo del 2021. Ma l’uscita del film ha continuato ad essere rimandata, ed è difficile non pensare che forse – ma dico forse – ciò non sia dipeso solo e unicamente dal Covid. Spider-Man ormai ha raggiunto un suo preciso canone cinematografico, dunque mettiamola così: come ha detto qualcuno una volta, non si deve confondere la merda con il cioccolato (in italiano nel testo, ndt). Ma non siamo sicuri che tutti coloro che sono stati coinvolti nella realizzazione di Morbius abbiano ascoltato quel consiglio.

Quando facciamo la conoscenza del dottor Morbius, non è in ottima forma; la malattia che lo consuma fin dalla sua infanzia in Grecia l’ha reso fragile e incapace di camminare senza l’aiuto delle stampelle. Ma questo non gli impedisce di volare in Costa Rica e catturare, in nome della ricerca, qualsiasi pipistrello che trova. È un uomo brillante, ed estremamente saggio: è il gran signore che ha rifiutato il Nobel perché il sangue finto in grado di salvare vite non era all’altezza dei suoi standard. Ma è anche lo scienziato che pensa che, nelle decine di mammiferi alati che tiene in un terrario, ci sia la chiave per una cura. Questo “uomo pipistrello”, se così vogliamo chiamarlo, finisce per creare un siero che, poiché è altamente illegale e tutto fuorché etico, deve testare su sé stesso mentre naviga in acque internazionali. Ad accompagnarlo c’è la sua collega-barra-flirt, la dottoressa Martine Bancroft (Adria Arjona). Il risultato sarà una nave piena di cadaveri e la donna ancora in vita ma completamente incosciente.

Allo stesso tempo, Morbius non si era però mai sentito meglio. Anzi: ha una forza davvero sovrumana, nonché la capacità di librarsi nell’aria come i suoi piccoli amici pelosi. Se prima Leto aveva un pallore alla Peter Murphy, adesso sembra una rockstar ultra-cool (chiamatelo pure Thirty Seconds to Morbius). L’altra faccia della medaglia è che Morbius ora ha bisogno di sangue, e che quando gli manca diventa un tantino mostruoso. Il sangue finto che ha inventato anni prima mantiene il suo livello stabile, ma solo per circa sei ore. Quello vero dura di più ma, dopo aver visto la carneficina che ha provocato su quella nave, il dottore ha fatto voto di “non bere la bevanda rossa”. Sfortunatamente, il suo amico d’infanzia Milo (Matt Smith), che soffre della stessa malattia di Morbius, non ha la stessa compunzione nel saltare alla giugulare di qualcuno dopo essersi iniettato il siero. Da qui in avanti, è dunque uno scontro tra vampiro buono e vampiro cattivo.

I realizzatori hanno voluto tenere un piede nello Spider-Verse della Sony attualmente in corso: c’è un citazione di “quella cosa a San Francisco” che strizza l’occhio ai fan di Venom e, visto che compare nei credits su IMDb, non costituisce spoiler dire che c’è anche Michael Keaton, già nei panni di Vulture in Spider-Man: Homecoming; ma si vuole anche spaziare nel territorio horror che poco appartiene al nuovo corso di Spider-Man in casa Sony. Il regista Daniel Espinosa (Safe House – Nessuno è al sicuro) sembra più a suo agio in questo secondo genere, e indugia in tutti gli elementi più spaventosi e raccapriccianti; percepisci, per dire, quanto si sia divertito a mettere in scena una sequenza che coinvolge un’infermiera, un predatore e un corridoio con le luci che si accendono e si spengono in continuazione. Ma quando è richiesto il coordinamento delle scene action, o qualche momento più narrativo, o lo sviluppo dei personaggi che vada al di là di un mero “bad guy” o “ragazza in pericolo”, sembra perdersi nella nebbia. Letteralmente: una volta che Morbius è diventato vampiro, i suoi poteri vengono resi sullo schermo attraverso una foschia colorata che si dissipa quando si muove. È un buon modo per distinguere visivamente il suo lato cattivo, almeno all’inizio. Ma quando hai due vampiri che si scontrano in una stazione della metropolitana o sul tetto di un palazzo con tutta quella nebbia attorno, sembra che qualcuno stia vomitando su una tela di Jackson Pollock.

Matt Smith è il ‘villain del villain’ Milo. Foto: Sony Pictures

Quanto a Leto, riesce a contenere i suoi soliti gigionismi, nonostante stavolta sia dotato di due zanne appuntite, e preferisce il ritratto dell’eroe pensieroso, tormentato, in balia di un conflitto esistenziale. Nessun altro avrebbe potuto pronunciare battute come “È il pipistrello-radar, per i non iniziati” (quando spiega la natura del suo udito fuori dalla norma) o “Ora per loro sono come un fratello” (quando dichiara solennemente il suo amore per quei mammiferi volanti). Il personaggio ironicamente cattivo di Matt Smith forse non è il più pericoloso dei villain Marvel, ma il suo modo di accompagnare agli chicchissimi abiti di sartoria le scarpe da corsa lo rende probabilmente il più coglione. Tyrese Gibson sembra invece il più pischello dei poliziotti, anche se ormai ha una certa età, e lascia che la parte dell’agente col sale in zucca la faccia Al Madrigal. Amiamo Jared Harris, che qui interpreta il mentore di Morbius, quindi evitiamo di commentare oltre: prendi i soldi e pagati il mutuo, amico.

Morbius è il peggior film Marvel mai realizzato? In un universo alternativo in cui non esiste The New Mutants, la risposta sarebbe: sì. E con tutti questi multiversi che ora vanno in collisione l’uno con l’altro, chissà: forse ce n’è uno in cui Leto riesce a lasciare davvero il segno, come cattivo di casa Marvel. Ma noi siamo costretti in questa timeline, e il Morbius che ci è toccato è, detto molto semplicemente, un disastro. Se non il peggiore di questi film, quantomeno è il più anemico: e anche i fan più accaniti non potranno che sentirsi esangui, alla fine della visione.

Da Rolling Stone USA

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