I giovani, la droga, la musica. Horses di Nicolò Pellizzon copre temi classici da romanzo generazionale, in cui un lui e una lei fuggono da agenti esterni per difendere la loro relazione. Vi ricorda qualcosa? Si tratta di una struttura narrativa atavica, che Pellizzon riesce a usare in modo originale, cucendo assieme le vite di una ragazza alle prese con gli assistenti sociali e un ragazzo perseguitato da creditori cannabinoidi. Ne nasce un’amicizia puntellata dall’erba e la minaccia continua degli inseguitori.
Horses si svolge in un mondo in bicromia, rosa e nero: «L’atmosfera è molto importante,» spiega Pellizzon a Rolling Stone, «in questo senso sono determinanti alcune scene chiave. Il rosa lo si vede al mattino in alcuni riflessi, e la sera nel cielo». Per quanto riguarda invece i figuri mascherati che molestano i personaggi agendo da motore narrativo, sembrano ispirati alla realtà: «Sono interessato alla vita delle persone, quindi le mie storie sono un insieme di esperienze personali e collettive. Alcuni personaggi sono sovrapponibili a quelli che incontriamo ogni giorno. Chi non ha personaggi indesiderati che lo inseguono?». Una domanda strana, che potrà spingervi a guardarvi le spalle più spesso di quanto abbiate fatto finora. Ma tornando ai personaggi di Horses, li vediamo stressati dai nemici mascherati e in sospeso tra importanti decisioni – andarsene, restare, cambiare vita, seguire i propri sogni. Tutte scelte che inevitabilmente li separeranno: anche per questo corrono.
Qui la storia si fa davvero generazionale, riportando a galla il momento post-Maturità in cui molti devono decidere dove andare a vivere e cosa studiare (e soprattutto: cosa voglio fare da grande?). Gli americani la chiamano FOMO (Fear of missing out, paura di perdersi qualcosa di importante) ed è lo spettro nervoso che attanaglia una generazione, una domanda costante: “Cosa mi sto perdendo restando qui?”. Secondo Pellizzon, questo tipo di decisioni «vengono affrontate in diversi periodi della vita. Spesso ci sono forze esterne che cercano di impedirci di prenderle: persone reali, oppure paure. A me è successo diverse volte, e penso che sia una cosa normale, specialmente oggi», cioè in un momento storico in cui il mondo sembra più che mai a portata di mano, in cui è facile trasferirsi all’estero e provare a inseguire i propri sogni. Durante la scelta, ecco salire la paura del cambiamento, un sentimento che può prendere diverse forme, come se indossasse una maschera.
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