Sono passati 15 anni da quando The Office ci ha regalato l’episodio intitolato L’infortunio. È quello in cui Michael si ustiona il piede su un minigrill, Dwight si procura un trauma cranico che lo porta a comportarsi in modo insolitamente tenero con Pam e la stazione di servizio di Carbondale resta a secco di patate dolci. È anche, probabilmente, l’episodio più divertente dell’intera serie, è una delle mezz’ore più esilaranti di questo secolo in assoluto.
Quando andò in onda, però, L’infortunio non riscosse un grande successo nemmeno tra i fan di The Office, perché NBC faceva uscire le puntate in totale disordine. La puntata precedente, Crociera alcolica, si era chiusa con Michael che scopriva la cotta di Jim per Pam, e l’incoraggiamento – da parte del primo al secondo – di farsi avanti. Era stata scritta perché fosse mandata in onda insieme a Segreto d’ufficio, in cui Jim teme che Michael voglia spifferare il suo segreto a tutti quanti, ma fu invece seguita da quella gran comica che è, appunto, L’infortunio, una storia a sé in cui Michael vuole solo che Pam gli passi la margarina sulla pianta del piede carbonizzata.
L’infortunio era stato scritto da Mindy Kaling, che molti anni dopo sarebbe tornata su quella messa in onda improbabile: «Le gente nei forum era nera», di fronte a quell’episodio in cui Dwight vomita a favore di macchina da presa, Michael cade dal gabinetto, e Jim e Pam iniziano ad interagire a fatica tra loro. «Credo che i fan della storia d’amore tra Jim e Pam abbiano preso quell’episodio come un vero e proprio “vaffanculo” alle loro speranze».
Kaling è oggi felice che quella puntata sia stata totalmente rivalutata. Ma fa ancora un certo effetto pensare che il miglior episodio da lei mai scritto finora – e parliamo di un curriculum di una certa rilevanza – sia stato accolto all’epoca così male, anzi addirittura accusato di aver sacrificato i suoi personaggi sull’altare della battuta facile. Non era certo colpa dell’autrice, anche se la sua serie successiva, The Mindy Project (che lei ha sia scritto sia interpretato), tradiva il debole per quello stesso impianto, e senza che di mezzo ci fossero dirigenti televisivi pasticcioni. La serie era decisamente divertente, ma al tempo stesso voleva essere una rom-com e il ritratto di una donna che cerca di diventare adulta senza perdere ciò che la rende speciale. Qualsiasi momento costruito con partecipazione sincera poteva essere spazzato via in un secondo da una battuta troppo spassosa da buttare via, e poco importava l’effetto che avrebbe avuto sulla storia di Mindy Lahiri o qualunque dei suoi colleghi (*). All’epoca, la finta Mindy poteva sembrare una semplice sociopatica, il che rendeva difficile prendere sul serio i suoi sviluppi sentimentali.
(*) Ad essere sinceri, in The Office questo problema si poneva soprattutto con il personaggio di Michael, che si comportava in modo diverso a seconda di chi avesse scritto l’episodio di turno. Il mio collega Andy Greene sostiene che la versione di Kaling di Michael fosse più vulnerabile, rispetto a quella di altri autori. (Nella grande “storia orale” di The Office firmata da Greene, Lee Eisenberg dice che «Mindy ha scritto la versione più gay di Michael», mentre Justin Spitzer sostiene che «il Michael di Mindy ha una sensibilità molto più femminile».)
Nel primo episodio della nuova serie di Kaling, Non ho mai… (che ha creato con il Lang Fisher di The Mindy Project), un amico della liceale protagonista Devi (Maitreyi Ramakrishnan) la avverte: «Sai che sembri una sociopatica, vero?». Devi – una studentessa del secondo anno emarginata, che ancora sta cercando di superare la morte del padre Mohan (Sendhil Ramamurthy) e che si è appena ripresa dalla paralisi di cui ha sofferto in seguito a quella tragedia – ha messo a punto il complicato piano per procurare un fidanzato a lei e alle sue amiche, e quindi perdere la verginità e non passare più per la sfigata del liceo. Eleanor (Ramona Young) e Fabiola (Lee Rodriguez) sono preoccupate per il fatto che Devi prenda questo progetto troppo sul serio. In quel preciso momento, qualunque spettatore potrebbe facilmente scambiare la nuova serie come un prequel di The Mindy Project, considerati i passaggi continui dalle grasse risate ai tentativi di condurci nell’iter emotivo della protagonista.
Ma in realtà non è quello che accade. Non ho mai… non è neanche lontanamente divertente come i lavori precedenti di Kaling. E non cerca nemmeno di esserlo. C’è di sicuro molta ironia nel ritratto dell’adolescenza di Devi – in particolare nell’idea di scegliere come narratore di questa storia la leggenda del tennis John McEnroe (*) —, ma siamo più dalle parti del classico e diretto racconto di “coming of age”. Quando in passato c’era da scegliere tra una buona battuta e un momento di pura emozione, Kaling avrebbe probabilmente scelto la battuta. Qui, lei e Fisher puntano su ciò che è più reale. Ed è sorprendente, oltre che appagante, vederli fare questa scelta.
(*) Non faremo nessuno spoiler sul perché sia stato scelto McEnroe come narratore, ma la ragione, quando ci viene svelata, è del tutto sensata. E la serie trova il modo perfetto di affiancare l’energia di quest’uomo di mezza età alle teenager protagoniste. Durante una scena in cui Devi e le sue amiche fanno gli esercizi di Kegel e cercano di capire come mettere in pratica certe posizioni sessuali utilizzando dei peluche, lui confessa: «Guardare tutto questo mi mette decisamente a disagio».
Ramakrishnan è al suo debutto come attrice: ha risposto al casting che Kaling ha lanciato direttamente sui social. Ma non lo diresti mai, osservando la performance totalmente consapevole e naturale che regala. Kaling e Fisher le hanno piazzato un bel peso sulle spalle: scenette slapstick, angosce tipicamente teen e una cotta apparentemente senza speranza per il sexy e sportivo Paxton (Darren Barnet). E se la missione di Devi di emergere la allontana progressivamente sia dalle amiche sia dalla madre Nalini (Poorna Jagannathan), all’attrice esordiente viene pure chiesto di farci empatizzare con un personaggio che si comporta sempre peggio, e che arriva a ferire le persone a cui vuole più bene. Ramakrishnan, in questo, trova l’equilibrio perfetto per essere credibile.
Non ho mai… condivide il DNA di moltissime altre storie teen (inclusi i film originali Netflix Tutte le volte che ho scritto ti amo e The Kissing Booth), ma è reso brillantemente unico dallo status di Devi, indiana-americana di prima generazione figlia di una famiglia di immigrati. La cugina più grande e stilosa di Devi, Kamala (Richa Moorjani), valuta se sia meglio un matrimonio combinato o la sua storia con un universitario americano. Un episodio si svolge durante la celebrazione di Ganesh Puja, e rivela molto di quella festa grazie a dettagli sui singoli personaggi più riusciti di quelli che Kaling aveva pensato nell’episodio di The Office dedicato a Diwali. La tensione tra il desiderio di Devi di emanciparsi e le inclinazioni più tradizionaliste di sua madre marcano l’intera narrazione, e fanno sembrare le solite allegorie sui triangoli amorosi (*), i party scatenati e le dolorose incomprensioni dell’adolescenza qualcosa di totalmente nuovo.
(*) Come accadeva con Danny Castellano in The Mindy Project, Kaling e Fisher tendono a indugiare fin troppo sul sottile confine tra amore e odio, rendendo inizialmente un personaggio così sgradevole che lo snodo romantico che lo riguarda non funziona quasi mai, nonostante tutti gli sforzi messi in atto per farlo redimere.
Non ho mai… è una serie onesta, tenera, intelligente, ogni episodio procede in grande scioltezza. In uno in particolare, Devi finisce dentro una piscina, alla fine di una serata già piuttosto umiliante. Era accaduto, una volta, anche a Mindy Lahiri. Allora, quella scena era stata pensata solo per fare ridere; stavolta, c’è molta più emozione. Quello che preme di più a Non ho mai… è rendere la sua giovane eroina un personaggio a tutto tondo, che può pure fare cose ridicole, ma per il quale alla fine si fa sempre il tifo. Non è semplice riuscire in quest’impresa, soprattutto se hai una protagonista che commette tutti gli inevitabili sbagli che fai quando sei giovane e ingenuo. Ma quello che hai in cambio è persino più gratificante della più fragorosa delle risate.