Il primo Rage era un titolo un po’ strano. Rappresentava, dopo tanto tempo, il primo gioco nuovo di zecca da parte di Id Software, che fino a quel momento ci aveva abituato a iterazioni su iterazioni dei suoi marchi storici, vale a dire Wolfenstein, Quake e Doom. Poi, era il campo di sperimentazione di alcune nuove tecnologie firmate John Carmack, uno dei più talentuosi programmatori del pianeta che, con questo titolo, avrebbe di fatto salutato la sua avventura nell’azienda da lui stesso fondata vent’anni prima. C’era poi l’ambientazione apocalittica, certo non nuova nel settore dei videogame, ma che raramente era proposta sotto forma di un open-world frenetico, ricchissimo di azione e con un filino di sfrontato humor. Il primo Rage era un gioco strano, e forse per questo non ebbe il successo sperato, tanto che molti se ne dimenticarono e, in verità, ben pochi si sarebbero aspettati di vedere prima o poi l’annuncio di un seguito.
Da Mad Max, con affetto
Bethesda, invece, ha deciso di produrlo, e anziché ricorrere a Id Software per lo sviluppo, ha preferito assegnare alla casa texana la direzione dei lavori e agli svedesi di Avalanche Studios la realizzazione vera e propria. Non si tratta, di per sé, di una scelta scellerata, anzi. Ad Avalanche Studios sono tipi in gamba, hanno maturato un’esperienza notevole con gli open world con la serie Just Cause e hanno anche saputo sfruttarla nel videogame dedicato a Mad Max. Guarda caso, un open world, ambientato in un mondo apocalittico, pieno di azione, con una manciata di humor. Ricorda niente? Ecco.
Da Rage 1 al 2 il passo è breve
La storia di Rage 2, a dire il vero semplice e giusto giusto sufficiente a tenere salde tra loro le missioni che la compongono, inizia vent’anni dopo quanto visto nel primo capitolo. Il che si traduce nel controllare l’ultimo Ranger rimasto sulla Terra a combattere contro quel gruppo di cattivoni chiamato Autorità. Di base, lo abbiamo detto, Rage 2 è un open world che non fa nulla per tradire il legame con la tradizione di Id Software. Questo si traduce in un gameplay molto votato all’azione, ma che rispetto al primo capitolo è meglio innestato in questo mondo desolato, dove i personaggi non giocanti (NPC) abbozzano una vita propria piuttosto credibile. Per esempio, non è detto che incrociare una banda di teppisti si traduca in uno scontro a fuoco, se questi hanno di meglio da fare, e seguirli potrebbe anzi farci scoprire tesori segreti o utili informazioni. Il tutto è arricchito da una serie di superpoteri e “progetti” che aggiungono strategia alle meccaniche di gioco. La nota dolente della produzione, però, sta proprio qui. Le tante fasi azione di Rage 2 sono molto, troppo, semplici. E forse anche un po’ ingenue. Eludere il fuoco nemico è facile, come lo è girare attorno ai propri nemici, per quanti siano, e coglierli alle spalle senza che si chiedano per un solo istante dove diavolo siamo finiti. La colpa è di un’intelligenza artificiale poco articolato, forse per una precisa scelta di design, ma ricorda più gli scontri nei primi Quake che quelli visti e apprezzati del reboot di Doom del 2016.
Troppo semplice? C’è la soluzione
Come succede per ogni open world, Rage 2 vuole fare tutto e vuole farlo bene, è evidente, ma sembra che le risorse in mano ad Avalanche Studios, vuoi per questioni di budget, di direttiva, di tempo, o di tutto questo insieme, siano state sufficienti appena a confezionare un’esperienza un po’ diluita. C’è di buono che il problema può essere risolto in due modi. Il primo è impostare la difficoltà a livello Incubo, per essere messi di fronte a un’azione davvero al cardiopalmo. Il secondo è di fare molta, molta, esperienza. Dopo circa una decina di ore di gioco intenso, infatti, Rage 2 mette nelle mani del giocatore tanti strumenti che diversificano gli approcci alle missioni, che si tratti di veicoli da pilotare, nuovi ed esaltanti superpoteri da sfruttare, splendidi quanto feroci nemici da affrontare o locazioni particolari da scoprire. Il tutto suggellato sempre da una grafica che non si spinge troppo in là per varietà ed efetti speciali, ma che sa fare bene il proprio dovere e regali momenti di grande suggestione senza inficiare la fluidità. Rage 2, alla pari del progenitore, non è un capolavoro, ma rispetto al primo capitolo invoglia a scoprire ogni suo angolo e, alla fine, a desiderare un nuovo capitolo. Cosa che nel 2011 non era successa nemmeno ai parenti di chi aveva sviluppato il primo Rage. E questo non è certo poco.
Produttore: Avalanche Studios/Id Software
Distributore: Bethesda
Lo puoi giocare su: PS4, Xbox One, PC