Non è facile per la letteratura rappresentare il Potere, soprattutto se decide di imporselo come obiettivo. Rainald Goetz – uno dei più acclamati scrittori tedeschi, per la prima volta tradotto in Italia – non riesce a smarcarsi da un certo accanimento didattico nella costruzione di Johann Holtrop, CEO del fittizio mega-colosso editoriale Assperg (fusioni e monopolio non sono una stravaganza italiana…) Holtrop è un uomo cinico e visionario (aggettivo ormai dispensato più agli imprenditori che agli artisti o ai politici), ispirato alla figura vera di Thomas Middelhoff. Nella sua parabola di ascesa e tracollo, Holtrop si muove in un universo di uomini altrettanto calcolatori – il cui limite di spietatezza
è dato solo da un deficit di intuito: l’essere o meno al passo coi tempi – e intrighi di potere, sorrisi sempre finti, gesti sempre ambigui, donne strategiche ma marginali. Il problema di un universo simile è il suo meccanicismo (anche nei colpi di scena), e a volte nell’asfissia programmatica di Goetz si ha l’impressione di assistere a un reality sul capitalismo attuale. Personalmente, continuo a pensare non tanto che la vita non sia un reality, quanto che un reality non mi dica niente sulla vita, e un romanzo a orologeria sulla ferocia imprenditoriale come Johann Holtrop corre il rischio di diventare un manuale di New Economy for Dummies.
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